Nel 2026 tutti gli italiani connessi, si lavora ad una mappatura di aree grigie e si punta all’Identità digitale per il 70% dei cittadini.
Il governo “vuole vincere questa sfida”: far ripartire il paese che deve tornare a piacere e a piacersi.
“Per quanto riguarda la banda larga” nel Pnrr ci sono “6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L’obiettivo del governo è portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche. A maggio avviamo la mappatura dei piani d’investimento previsti dai privati per identificare le aree del Paese che senza interventi del governo resterebbero sfavorite. Per queste aree è previsto un contributo statale per assicurarci che non si creino nuovi divari digitali da qui al 2026″.
Lo dice il premier Mario Draghi nella replica in Aula alla Camera sul Recovery plan.
In poche righe, asciutte e senza enfasi, come nello stile dell’uomo, Mario Draghi spiega la ragione stessa del suo essere a Palazzo Chigi.
Il cuore della sua mission, senza mai dimenticare l’altra che è vaccinare il Paese e portarlo fuori dalla pandemia.
“Il PNRR” scrive il premier nell’introduzione che porta la sua firma “è parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l’ammodernamento del Paese. Il governo intende aggiornare e perfezionare le strategie nazionali in tema di sviluppo e mobilità sostenibile; ambiente e clima; idrogeno; automotive; filiera della salute. L’Italia deve combinare immaginazione e creatività con capacità progettuale e concretezza. Il governo vuole vincere questa sfida e consegnare alle prossime generazioni un Paese più moderno, all’interno di un’Europa più forte e solidale”.
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Banda ultralarga, cloud e cybersecurity: questi i pilastri della strategia digitale italiana delineati dal ministro alla Transizione digitale Vittorio Colao in audizione alla Commissione Trasporti e Tlc della Camera. Una strategia che punta a posizionare il nostro Paese “nel gruppo di testa in Europa”.
“Con il Pnrr vogliamo essere ambiziosi”, ha detto il ministro sottolineando che “agire in modo risoluto significa definire rapidamente il perimetro degli interventi, e concentrare ogni sforzo sulla loro implementazione. Per noi, sia il perimetro sia l’orizzonte implementativo si inseriscono pienamente nel quadro tracciato dall’Unione europea con il Digital Compass”.
La sfida è difficile. Nel metodo e nel merito.
Raggiungere il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra-larga: questo l’obiettivo al 2026 annunciato dal Colao.
Sicuramente azzardato, ma fattibile vista la velocità con cui si protraggono le novità tech in Italia.
E non è l’unico: “Nel 2026 possiamo ambire ad avere almeno il 70% della popolazione che usi regolarmente l’identità digitale, più del doppio rispetto a oggi; vogliamo che almeno il 70% della popolazione sia digitalmente abile; abbiamo il piano di portare circa il 75% delle Pa italiane a utilizzare servizi cloud; intendiamo raggiungere almeno l’80% dei servizi pubblici erogati online. Questi sono obiettivi ambiziosi perché ci permetteranno già nel 2026 di avvicinarci di molto a quelli europei con ancora 4 anni di lavoro per completare l’opera”.
Riguardo alla banda ultralarga “stiamo lavorando al piano per l’identificazione e la copertura per quelle aree grigie ove non saranno previsti, nei prossimi anni, investimenti privati in reti ad altissima velocità. Faremo rapidamente la mappatura e le consultazioni. Non appena pronto porteremo il piano al Comitato interministeriale per la transizione digitale. È un processo complesso che prevede l’interlocuzione con il mercato e con le Istituzioni nazionali e comunitarie. Lo vogliamo velocizzare il più possibile”.
Si lavora inoltre a semplificare le procedure autorizzative per la realizzazione delle reti.
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Nell’annunciare che sono stati superati 19 milioni di identità Spid, Colao evidenzia che “l’accesso paritario è chiave per la semplificazione dei rapporti tra cittadini e PA. Dall’inizio della pandemia il tasso medio di crescita settimanale delle identità digitali erogate è raddoppiato: da 50 a 100mila, superando oggi gli oltre 19 milioni di Spid. Sarà fondamentale in tal senso allargare il numero di servizi pubblici digitali e non parcellizzare i canali di accesso digitale ai servizi pubblici”
C’è questo e molto altro nelle 318 pagine in cui Draghi spiega come cogliere l’opportunità “imperdibile” di innescare una “crescita duratura e sostenibile” con i 221 miliardi “prodotti” dai fondi del Next generation Eu (191,5 mld).
Non sarà nè breve nè facile.
Il premier sa bene che rischia di finire nelle sabbie mobili dei veti incrociati dei partiti che da fine luglio saranno in campagna elettorale e nel limbo del semestre bianco dove qualunque cosa accada non si potrà andare a votare.
Ecco perchè Draghi ha fretta. E l’ha detto ai “suoi” ministri: è necessario blindare Piano entro l’estate.
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