Thomas Pryor e Navid Azodi sono due studenti che hanno realizzato un guanto in grado di tradurre in parole il linguaggio dei segni: un guanto parlante.
Thomas Pryor e Navid Azodi sono due studenti dell’Università di Washington che hanno realizzato un’invenzione che potrebbe rivoluzionare la vita dei milioni di sordi e muti al mondo: i due ragazzi hanno infatti creato ‘SignAloud’, un guanto in grado di tradurre il linguaggio dei gesti in testi e parole.
Gesti che diventano parole, numeri, frasi, grazie a guanti hi-tech che leggono i movimenti della mano e li traducono il lingua parlata, con l’aiuto di un algoritmo e di uno smartphone.
Arrivano dai laboratori di elettronica e bioingegneria sparsi tra Cina e California, e sono i guanti pensati per rendere più facile la comprensione della lingua dei segni, anche senza bisogno di traduttore per chi non la conosce.
Ma andiamo a scoprirli insieme.
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I guanti ‘SignAloud’ sono collegati tramite Bluetooth a un pc e ogni volta che viene eseguito un particolare segno del linguaggio dei muti, il computer interpreta il movimento e viene tradotto in parole attraverso un altoparlante.
La proposta del team di Jun Chen dell’Università della California di Los Angeles e colleghi è stata quella di partire dai guanti, una seconda pelle della mano.
Se equipaggiati a dovere, tramite l’uso di sensori e un sistema di raccolta e invio informazioni all’esterno, possono diventare una sorta di piccoli traduttori.
Economici, flessibili e di lunga durata promettono. Magari anche con l’aggiunta di sensori posizionati sul volto, per captare anche le espressioni facciali.
I sensori usati dai ricercatori sono dei fili che corrono lungo le dita, capaci di percepirne i movimenti e i trasmetterli – sotto forma di segnali elettrici – a una piccola centralina posta alla base del guanto.
Qui i segnali elettrici vengono a loro volta impacchettati per poter essere spediti via wireless a uno smartphone.
Grazie all’uso di sistemi di machine learning, i ricercatori hanno infatti dimostrato che è possibile allenare un algoritmo a interpretare questi segnali e associarli a lettere e numeri così da fornire una traccia che può essere quindi convertita in parole e frasi.
“La nostra speranza è che questo sistema apra le porte a un modo semplice per le persone di usare la lingua dei segni per comunicare direttamente con chi non la usa senza bisogno di tradurli”, ha commentato Chen, “Speriamo inoltre che questo sistema possa aiutare più persone a imparare da soli la lingua dei segni”.
Ricordiamo che nel mondo ci sono circa 70 milioni di persone sorde o mute la cui comunicazione e quindi la cui vita potrebbe essere rivoluzionata dalla diffusione di quello che è ormai definito ‘il guanto parlante’.
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I due giovani hanno vinto pure un premio di 10mila dollari del Lemelson-MIT per la loro invenzione ma non sono gli unici al mondo a lavorare su progetti del genere, vista anche la necessità di tradurre il linguaggio dei segni in più lingue.
Ad esempio, in Russia Valerij Strizheus è uno studente 16enne che sta per brevettare un guanto simile e pure in Cina sono stati sviluppate tecnologie di questo tipo.
Il sistema adeguatamente allenato, grazie ai gesti ripetuti da quattro partecipanti non udenti che hanno preso parte allo studio, funziona.
I guanti hi-tech, e il sistema di traduzione associato, sono stati in grado di riconoscere 660 segni della lingua dei segni americana, compresi numeri e lettere, ciascuno in meno di un secondo, con una percentuale di accuratezza fino al 98%.
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