Ecco Rita Personal Data, una nuova app per iPhone che analizza il proprio account Google e Facebook per mostrare nel dettaglio quali dati vengono raccolti e come vengono utilizzati
Negli ultimi giorni di marzo non è sfuggita agli occhi di molti utenti la comparsa su App Store di una nuova applicazione: Rita Personal Data. Essa, in breve, ci svela quali nostri dati e informazioni personali sono in possesso dei giganti del Web, in particolare Google e Facebook. Proprio da questa caratteristica deriva il nome “Rita”, abbreviazione di “Right to Access”, ovvero il diritto all’accesso ai propri dati garantito dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).
Essa è molto utile perché non si limita a scaricare i dati sullo smartphone – salvandoli dagli account online – ma li organizza in grafici e liste facilmente comprensibili e consultabili anche da chi non possiede particolari conoscenze informatiche. Inoltre, l’app Rita Personal Data facilita anche il processo di richiesta di rimozione dei dati personali, automatizzando l’invio delle mail agli inserzionisti pubblicitari che le hanno raccolte tramite gli strumenti di Facebook o Google. Più avanti, annunciano gli sviluppatori dell’app, sarà possibile compiere questo procedimento di recupero dati anche da Instagram, Spotify e altri servizi molto popolari.
L’app Rita è nata dall’idea degli studenti Guglielmo Schenardi e John Arts – suo compagno di studi all’ESCP Business School di Parigi – poco dopo l’entrata in vigore del GDPR nel maggio 2018. Oltre a loro, oggi lavorano a Rita altre sette persone da Kazakistan, Brasile, Stati Uniti, Italia e Belgio. “L’app opera in totale trasparenza salvando le informazioni in locale, ma senza accedervi in alcun modo”, spiega Schenardi. “Il nostro modello di business si basa non sul tracciamento o sulla profilazione, ovviamente, ma sull’offerta di una versione premium dell’app che consente un controllo più avanzato dei dati”.
I co-fondatori hanno poi affermato di aver sempre seguito i temi legati alla privacy e alla protezione dei dati, e che proprio il GDPR è stato la svolta decisiva per il decollo del progetto: “Ci siamo accorti che riuscire a visualizzare i propri dati e capire come chiedere davvero alle varie aziende di rimuovere ciò che sanno di noi rimane un processo alla portata di pochi. Con Rita vogliamo invece democratizzare questo passaggio, e consentire davvero a tutti di riprendere il controllo delle proprie informazioni personali”.
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Ma come funziona l’app? Il procedimento è molto semplice: per scaricare le informazioni all’interno di Rita è sufficiente selezionare uno dei servizi (Google o Facebook) al quale richiedere i dati ed effettuare l’accesso con le proprie credenziali. In qualche minuto la richiesta viene processata in automatico e Rita sarà in grado di scaricare ed elaborare il tutto, generando un’interfaccia di facile consultazione.
Saremo quindi in grado di scoprire quale valore ha il nostro account per le aziende, su quali pubblicità abbiamo cliccato, in quale categoria siamo stati inseriti e, soprattutto, visualizzeremo l’elenco di aziende che hanno ricevuto i nostri dati da Google e Facebook. Va ammesso che tutti questi dati si possono trovare anche dal sito di Facebook, ma l’accesso alla loro consultazione è tutt’altro che intuitivo.
Una volta scoperti quali nostri dati sono entrati in possesso delle aziende, da un menu dedicato è possibile limitare l’accesso delle aziende alle nostre informazioni, disiscriversi dalle email promozionali e personalizzare i propri interessi in modo da scombinare la profilazione pubblicitaria di Facebook. Con la versione Pro dell’app è inoltre possibile anche tenere traccia dell’aggiornamento dello stato delle richieste di rimozione dei dati. Sulla base di questo processo e in funzione della quantità dei dati controllati dalle aziende, Rita calcola infine un punteggio, il Privacy Score, allo scopo di rendere più intuitivo il livello di diffusione dei nostri dati personali.
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Inoltre, come detto prima, sarà possibile inviare loro una mail precompilata da Rita, per chiedere che i dati in loro possesso siano cancellati entro 30 giorni, proprio come specificato dalla normativa GDPR.
“Crediamo che semplificare tutte le procedure legate all’accesso ai dati sia fondamentale per consentire a chiunque di operare una scelta informata ed efficace sulle proprie informazioni. Sapere che i giganti del Web ci profilano e vedere in maniera chiara cosa questo significhi e cosa comporti sono due cose completamente diverse, anche per chi è già molto attento al tema della privacy”, ha concluso Schenardi.
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