Negli Stati Uniti, dopo un caso recente, è stato sollevato un problema in realtà già noto da qualche tempo: le stampanti 3D permetterebbero con troppa facilità di realizzare armi fai-da-te in casa, perfettamente funzionanti. Il nuovo presidente degli U.S.A. Joe Biden sta cercando di bandire questo pericoloso mercato illegale: si tratta di un nuovo problema in ripida ascesa?
L’avvento delle stampanti 3D ha dato una netta spinta a diversi settori dell’industria, siano essi afferenti a grandi o piccole imprese. Una stampante 3D infatti permette di svolgere dei lavori finora impensabili, direttamente all’interno della propria azienda: tramite alcuni semplici comandi e un lavoro di progettazione ben realizzato alle spalle, è possibile realizzare prodotti in plastica con una facilità disarmante, abbattendo al contempo i costi richiesti per un eventuale lavoro su commissione esterna.
Le stampanti 3D però non vengono utilizzate soltanto in ambito industriale, ma sono anche un prodotto “casalingo”: sono infatti svariati i modelli acquistabili in Rete, che si possono utilizzare direttamente a casa propria per compiere vari esperimenti e stampare oggetti in 3D per divertimento, o per utilità. Ma proprio questo starebbe creando alcuni precedenti che, se dovessero confermare un “nuovo trend”, arriverebbero a creare qualcosa di preoccupante.
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Il 7 marzo, a Philadelphia negli Stati Uniti, la polizia ha fatto irruzione nell’abitazione di un cittadino diciannovenne, scoprendolo in possesso di tre pistole non autorizzate e non registrate, con tanto di caricatori e munizioni. Altre pistole non registrate sono state trovate nelle abitazioni di altri quattro giovani, già da tempo tenuti sotto controllo. Le autorità sono giunte a scoprire che le armi in questione erano state realizzate con stampanti 3D, tramite progetti presi su Internet e “installati” nella propria stampante casalinga.
Il problema in realtà è ben conosciuto negli Stati Uniti già da tempo: da diversi mesi alcuni Stati denunciano una crescita esponenziale di questo trend. Principalmente ciò che preoccupa è la possibilità di creare un autentico “mercato nero” nel quale vengono venduti accessori e componenti di armi in plastica, non registrati in quanto prodotti da zero tramite le stampanti in questione. Si tratta a tutti gli effetti di “prodotti fantasma” impossibili da rintracciare, e la cui diffusione al momento è inquantificabile.
Tornando in Europa purtroppo c’è un altro precedente, che risale addirittura a due anni fa. Il 9 ottobre 2019 Stephan Balliet, ventisettenne, ha compiuto un attentato alla sinagoga di Halle, a nord di Lipsia, dispiegando armi con alcuni innesti in plastica stampati tramite stampante 3D e progetti presi in Rete.
I precedenti in realtà sono molti altri: basti pensare al progetto di fucile semiautomatico interamente realizzabile in plastica tramite stampante 3D, lanciato al prezzo di 350 dollari e scaricabile praticamente da chiunque.
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Si tratta, con tutta probabilità, di un pericoloso trend la cui crescita esponenziale però al momento non è confermata. Il nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è detto molto preoccupato per questi fatti e starebbe pensando all’introduzione di una “barriera federale” da superare per avere accesso alla stampa di queste armi. Resta da vedere come si svilupperà la situazione, non soltanto negli U.S.A. ma anche nel resto del mondo, nella speranza di non vedere un effettivo boom per questo terribile mercato nero.
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