Covid: sempre più studi per diagnosi grazie allo smartwatch. Sviluppati diversi algoritmi, successo anche nel 70% dei casi.
Con la pandemia di Covid-19 c’è stato un aumento esponenziale delle ricerche su come fare una diagnosi precoce attraverso smartwatch e fitness tracker, dispositivi al polso di sempre più persone e che possono monitorare parametri importanti dal battito cardiaco al sonno.
Nell’ansia totale che assale nel momento stesso dove ci rendiamo conto che abbiamo contratto il raffreddore, ci attacchiamo a tutto pur di avere una risposta subito.
Sono sempre di più, racconta la rivista Ieee Spectrum, le ricerche in questo senso sia dei produttori che di ricercatori indipendenti.
Fra i primi a sviluppare un sistema predittivo tramite smartwatch ci sono stati i ricercatori dello Scripps Research, che hanno sviluppato una app chiamata MyDataHelps come parte di uno studio che monitora i cambiamenti nel sonno, nel livello di attività e nel ritmo cardiaco.
Avevamo parlato di correlazione tra smartwatch e Covid-19 anche in questo articolo.
Anche Fitbit, lo smartwatch degli sportivi, che produce uno dei fitness più usati, sta mettendo a punto un algoritmo che rileva il Covid-19 prima della comparsa dei sintomi, prima ancora di starnutire o prendere il termometro.
Viene chiesto a dei volontari di condividere volontariamente e in anonimato ogni rilevazione tramite l’app MyDataHelps. Sulla falsariga di quanto sta facendo la Germania con l’app Corona-Datenspende: grazie proprio a smartwatch e indossabili è possibile raccogliere dati che una volta elaborati possono consentire di rilevare sia i primi sintomi che la distribuzione regionale di persone potenzialmente infette.
“Alla luce della stagione dell’influenza in corso e della pandemia globale di Covid-19, vediamo un’enorme opportunità per migliorare il monitoraggio delle malattie e la salute della popolazione”, ha dichiarato Jennifer Radin, epidemiologa dello Scripps Research Translational Institute.
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“Un modo per farlo è quello di sfruttare e analizzare gli ampi dati sanitari che sono già stati raccolti da milioni di americani che usano regolarmente dispositivi indossabili”.
L’università di Stanford invece ha sviluppato un sistema di alert che funziona con qualsiasi dispositivo da poter indossare al polso.
L’algoritmo registra variazioni ‘sospette‘ dei parametri, e lancia un avviso che può essere ‘giallo’ o ‘rosso’ all’utente.
“Questo tipo di sistemi può ridurre la trasmissione del virus” afferma Michael Snyder, a capo del progetto.
“Nel 70% dei casi riesce a indicare un’infezione prima dei metodi tradizionali“.
Alla base di questo e altri progetti, come quello della Duke University, si basano sull’osservazione che le infiammazioni, come quelle provocate dall’infezione, si riflettono prima di tutto su alcuni parametri del corpo. In caso di problemi, i respiratori ad esempio il ritmo cardiaco accelera.
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Gli smartwatch in grado di monitorare la frequenza cardiaca (in modo continuo o frequente) pare riescano a rilevare sottili cambiamenti nel battito cardiaco di chi lo indossa. E questi cambiamenti, secondo il team di ricerca newyorkese, possono segnalare la presenza del Covid-19 già sette giorni prima che si avvertano i sintomi o che l’infezione possa essere rilevata durante i test.
Lo studio è stato effettuato sui dati di 300 operatori sanitari con al polso un Apple Watch tra il 29 aprile e il 29 settembre 2020, e non ha coinvolto Apple.
Su ognuno di questi smartwatch è stata installata una particolare app che ha tenuto traccia della Variabilità della Frequenza Cardiaca (HRV).
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