Vodafone e Wind Tre sono state sanzionate dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) in seguito all’introduzione di costi fissi in abbonamento su SIM con piani a consumo. L’ammontare della sanzione è di oltre 1 milione di euro
Da svariati anni una delle tematiche più scottanti quando si parla di abbonamenti e ricaricabili sono le rimodulazioni, così come i costi extra, che vengono talvolta aggiunti dalle varie compagnie telefoniche a insaputa dell’utente. In tal senso l’arrivo sul mercato di Iliad ha stravolto questa visione: sempre più utenti hanno deciso di optare per l’operatore francese, il primo sul suolo italiano a proporre un abbonamento con costi fissi per sempre.
Le altre aziende e compagnie telefoniche si sono adeguate di conseguenza, cercando di proporre offerte allettanti e di evitare il più possibile le rimodulazioni. Questo, però, non è sempre stato mantenuto ed è accaduto ad alcuni utenti di ritrovarsi spese aggiuntive all’improvviso.
E’ stata emessa in questi giorni dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) una sanzione nei confronti degli operatori di telefonia Vodafone e Wind Tre, della somma rispettivamente di 696.000 euro e 522.000 euro. La motivazione è l’introduzione di costi fissi di abbonamento su schede con piani a consumo.
La sanzione è arrivata in seguito ad alcune indagini in entrambe le direzioni. Per quanto riguarda Wind Tre, alcuni utenti durante l’estate dell’anno scorso hanno segnalato all’AGCOM la ricezione di un messaggio dalla compagnia telefonica, in cui era evidenziata l’attivazione di un costo mensile di 4 euro aggiuntivi, con incluso un traffico di pari importo, senza alcuna richiesta esplicita.
Tale variazione nella spesa mensile sarebbe arrivata soltanto per gli utenti che utilizzavano una scheda SIM a consumo con l’unico scopo di ottenere un numero di cellulare, da usare poi per comunicazioni IP via Wi-Fi. Per fare un esempio, utenti che sfruttano questo escamotage farebbero chiamate via WhatsApp, Telegram e altri servizi digitali sfruttando il WiFi. Oltretutto, dal provvedimento dell’Autorità si legge che per gli utenti “la società, sia per iscritto che tramite gli addetti del call center, ha precluso la possibilità di passare gratuitamente ad altro piano a consumo senza costi fissi, in violazione della normativa vigente”.
La risposta di Wind Tre è stata la seguente: “La manovra oggetto di contestazione è consistita in un adeguamento inevitabile al cambio epocale che sta attraversando il settore delle telecomunicazioni e l’intera società, rappresentando l’unico modo possibile per fronteggiare i nuovi utilizzi delle SIM da parte degli utenti che determinano totale mancanza di remunerazione per gli operatori, i quali sono chiamati a compiere enormi investimenti”. La AGCOM comunque non ha ritenuto sufficiente la spiegazione, affermando che non sono stati rispettati i canoni di trasparenza nel trasmettere le informazioni, le quali non avrebbero messo i clienti nelle condizioni di poter scegliere il contratto od orientarsi altrove.
Per quanto riguarda invece la sanzione a Vodafone, il sovrapprezzo incriminato riguarda un fantomatico “internet abbonamento”. L’addebito è arrivato tramite e-mail o posta cartacea, ed è stato riferito a SIM ricevute diversi anni prima a titolo gratuito e con piano a consumo, mai utilizzate o inutilizzate ormai da tempo. Al contrario di Wind Tre, Vodafone aveva dato la possibilità di recedere o di cambiare operatore.
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Il costo dell’abbonamento era di 5 euro al mese in più, giustificato da Vodafone per “continuare a investire sulla rete e offrire sempre la massima qualità dei servizi”. Tuttavia la AGCOM si è appellata nuovamente all’art. 70 del Codice delle comunicazioni elettroniche, sostenendo che è stato leso il diritto degli utenti di poter fruire del servizio secondo le tariffe imposte dal contratto preventivamente sottoscritto.
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