Wi-Fi sottomarino grazie alla startup italiana Wsense. Ecco la novità per una connessione internet anche sotto la superficie del mare.
La startup Wsense dell’Università La Sapienza di Roma, nata nel 2018 ha già sviluppato due brevetti internazionali per la rete internet sottomarina. Il Wi-Fi sottomarino di riferimento internazionale parla italiano.
L’obiettivo è quello di realizzare una rete di sensori, oggetti intelligenti, robot e droni capaci di dialogare sott’acqua aggirando tutti gli attuali limiti ambientali.
Siamo nell’ambito della cosiddetta “Blue economy“, che punta a elaborare Big Data marini per il monitoraggio, e anche lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse sottomarine. A capo del progetto la prorettrice dell’ateneo Chiara Petrioli.
Il 71 per cento del nostro pianeta è composto da acqua ma non è ancora connesso.
Tra le difficoltà maggiori, la forte attenuazione delle onde radio nell’acqua salata.
E non solo, altre criticità sono la salinità dentro l’acqua, la temperatura, il rumore delle imbarcazioni in particolare quando si è in ambienti costieri, il cambio di pressione.
Un progetto molto ambizioso quello di Wsense che con una tecnologia alternativa a quella terrestre ha l’obiettivo di connettere il mondo sottomarino attraverso: sensori, robot, droni subacquei che permetteranno di monitorare mari e oceani costantemente.
Sarà una rete ibrida a collegare il mondo sottomarino con quello terrestre. Con delle piattaforme software che consentiranno la connessione tra diversi tipi di sensori. Non solo robot ma anche altri dispositivi di comunicazione.
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A capo del progetto, Chiara Petrioli, ingegnere informatico, professore ordinario presso il Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Roma “Sapienza” e direttore del Sensor Networks and Embedded Systems laboratory, autrice di oltre 150 pubblicazioni nel settore delle reti wireless è stata definita dalla rivista Wired tra le 50 donne che hanno fatto la storia della ricerca telematica.
Petrioli ha spiegato che il Wi-Fi tradizionale in queste condizioni normalmente non supera i 2/3 centimetri.
Anche il modem acustico del MIT di Boston abbinato al wireless ottico ha fatto emergere criticità dovute alla rifrazione delle onde, i rumori generati dalle imbarcazioni e altri parametri ambientali.
La soluzione è stata quella di “passare da una comunicazione punto-punto tra due dispositivi ad una rete“.
Insomma grazie all’intelligenza artificiale è stato possibile implementare un sistema adattativo, dove tra sorgente e destinatario, a seconda delle esigenze, cambiano i nodi di comunicazione intermedi.
“Abbiamo sviluppato delle piattaforme software che consentono la connessione tra diversi tipi di sensori, anche di device eterogenei, come robot sottomarini o altri dispositivi di comunicazione“, ha spiegato Petrioli.
L’ingegnere informatico pensa a reti future capaci di monitorare la qualità dell’acqua, supportare l’esplorazione, identificare fenomeni sottomarini, migliorare le comunicazioni degli operatori e dei robot, etc.
In sintesi una rete ibrida composta da decine di km sotto i mari ed eventuali punti di contatto con la terra.
“Dai centri di ricerca possono nascere in maniera naturale le big tech del futuro: tanti atenei oggi si stanno muovendo per realizzare un ecosistema dell’innovazione, per creare le basi di un futuro italiano in cui le tecnologie facciano la differenza per sviluppare un nuovo modello economico di crescita per il Paese. Questa è l’ambizione al servizio della quale ho voluto mettere la mia esperienza.”
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