L’ESA è alla ricerca di astronauti. I requisiti? laurea scientifica, esperienza di tre anni e sangue freddo.
Quanti di noi da bambini, alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” rispondevamo “l’astronauta!”?
Ora sembra sia possibile.
Andare nello spazio è il sogno di tantissimi bambini, complici gli innumerevoli film di fantascienza.
Tra i più famosi ricordiamo Interstellar, Gravity e Sopravvissuto (anche se alcuni di questi finali ci hanno lasciato sconvolti).
Oggi i sogni diventano realtà grazie al bando di concorso lanciato dall’ESA.
L’Agenzia spaziale europea è la porta dell’Europa verso lo spazio. La sua missione è plasmare lo sviluppo della capacità spaziale dell’Europa e garantire che gli investimenti nello spazio continuino a portare vantaggi ai cittadini europei e del mondo.
La data da segnare nel calendario è il 31 marzo, giorno in cui si apriranno i posti vacanti per astronauti. “Le nuove reclute lavoreranno a fianco degli astronauti esistenti dell’Esa, mentre l’Europa entra in una nuova era di esplorazione spaziale”, dichiara in una nota ufficiale l’Agenzia spaziale europea.
“Incoraggiamo fortemente le donne a candidarsi, perché stiamo cercando di espandere la diversità di genere nei nostri ranghi”.
Tra i requisiti per lavorare nello spazio, sulla Luna o magari Marte, una laurea scientifica, esperienza di tre anni, e “sangue freddo”.
Per la prima volta si parla di “parastronauti”, chi ha disabilità fisiche può aspirare a un posto tra le stelle. Tra le migliaia di candidature i vincitori saranno da quattro a sei.
L’Agenzia Spaziale Europea sceglie una nuova classe di astronauti con un nuovo bando, a 12 anni dall’ultimo.
Si tratta della generazione di pionieri che avrà davanti a sé sfide probabilmente sfide mai tentate.
La Luna, con la prospettiva di abitare il primo insediamento umano in orbita e sulla superficie di un altro corpo celeste. E poi, chissà, forse anche Marte. L’Esa ha presentato la nuova selezione con una conferenza stampa online, in diverse lingue, visto che il bando è destinato ai cittadini di 25 Paesi. Alla fine saranno scelti dai quattro ai sei astronauti.
“Questo processo di selezione è il primo passo e auspico di vedere l’Esa svilupparsi negli anni a venire in tutte le aree dell’esplorazione spaziale e dell’innovazione, insieme ai nostri partner internazionali”, lo afferma Per Jan Wörner, Direttore generale dell’Esa.
Sarà possibile presentare le candidature inviate tramite la pagina web “Esa Career” dal 31 marzo al 28 maggio. La chiusura del processo è prevista a ottobre 2021.
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“Rappresentare tutte le parti della nostra società è una preoccupazione che prendiamo molto seriamente”, afferma David Parker, direttore dell’esplorazione umana e robotica dell’Esa.
“La diversity all’Esa non dovrebbe riguardare solo l’origine, l’età, il background o il sesso dei nostri astronauti, ma forse anche disabilità fisiche. Per trasformare questo sogno in realtà, accanto al reclutamento degli astronauti lancerò il Parastronaut Feasibility Project, un’innovazione il cui momento è arrivato”.
Per la prima volta, nella storia, un’agenzia spaziale apre alle selezioni anche aspiranti astronauti con disabilità fisiche. Non era mai successo prima d’ora, ed è un punto molto importante di svolta.
I requisiti psicologici e di istruzione sono i medesimi per tutti. Ma potrà accedere anche chi ha “deficienze” a uno o entrambi gli arti inferiori, una pronunciata differenza di lunghezza tra i due arti o una statura inferiore ai 130 centimetri.
È in qualche modo una visione rivoluzionaria del ruolo dello spazio, visto come opportunità di inclusione: “È la volontà di fare un primo passo” ha detto l’astronauta italiano dell’Esa, Luca Parmitano “l’Esa non ha l’expertise per fare tutto da sola, e non esiste una base da cui partire, ci siamo consultati con Comitato paralimpico internazionale per capire in che modo un astronauta con una preparazione di base adatta potesse contribuire all’esplorazione spaziale, nonostante le disabilità fisiche”.
I parastronauti selezionati saranno inclusi nel bacino di “riserve” e lavoreranno insieme agli ingegneri dell’Esa per mettere a punto sistemi e protocolli che un giorno consentiranno anche ad astronauti con disabilità di vivere e lavorare nello spazio.
Dall’Esa, inoltre, si dà molto risalto alla motivazione.
Bisogna essere disponibili a viaggiare per lunghi periodi, restare distanti da famiglia e amici per mesi (e non solo mentre si vola in orbita, anzi, “il lavoro di astronauta – come ha detto lo stesso Parmitano – solo dal 5 al 10 per cento si svolge nello spazio”).
Essere capaci di mantenere la calma sotto pressione, come profilo psicologico.
Tra le attività degli astronauti c’è il monitoraggio fisico per condurre studi, per esempio, sugli effetti della microgravità sulla salute, è richiesta quindi la disponibilità a partecipare a esperimenti in bioscienza.
Infine, il certificato medico che attesta l’idoneità per conseguire il brevetto di pilota privato (ma il brevetto non è richiesto).
Il desiderio, nell’Agenzia spaziale europea, è quello di coinvolgere molte più donne, rispetto all’ultima “covata”. Secondo Ersilia Vaudo-Scarpetta, Chief Diversity Officer dell’Esa, “nel 2008 le candidature femminili sono state appena il 16 per cento”, su 8413 domande.
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