Amazon Game Studios è la divisione del celebre portale e-commerce dedicata allo sviluppo di videogiochi. Al momento, però, il saldo è decisamente in negativo: in un’intervista di Bloomberg a dipendenti ed ex-dipendenti emerge un quadro piuttosto chiaro
Annunciato a sorpresa nel 2012, Amazon Game Studios avrebbe dovuto rappresentare un ulteriore punto di svolta per il colosso del Web. Come se non fosse bastata la già enorme popolarità del portale, Jeff Bezos ha deciso di puntare anche sui videogiochi in prima persona, da azienda sviluppatrice, in un periodo in cui il mercato videoludico ha vissuto – e sta vivendo – una crescita a dir poco ripida.
Le cose, però, non sono affatto andate come previsto. A fronte di progetti cancellati (come Nova e Intensity), e giochi letteralmente annientati dalla stampa (The Grand Tour Game), il bilancio dell’esperienza videoludica di Amazon è disastroso. A tener vive le speranze è soltanto l’attuale progetto in realizzazione, New World, un MMO rimandato a maggio di quest’anno.
Da un’intervista di Bloomberg a 30 tra dipendenti ed ex-dipendenti, sembra emergere un quadro piuttosto chiaro dei motivi per cui gli studios non sono riusciti a sfondare sul mercato.
Al netto delle spese di 500 milioni l’anno per mantenere in vita una divisione del tutto improduttiva, tutti gli intervistati fanno un solo nome: Mike Frazzini. Costui è il capo di Amazon Game Studios e rappresenta di conseguenza l’artefice di qualsiasi decisione del ramo videoludico di Amazon.
Tale Frazzini viene descritto però dai dipendenti come una persona del tutto estranea al mondo videoludico. In altre parole, Frazzini non ha alcuna esperienza – o comunque quasi nulla – con i videogiochi e pertanto non possiede nemmeno il giusto “tatto” per questo settore. Frazzini infatti deve il suo successo in Amazon alla divisione libri, nella quale è riuscito ad ottenere ottimi risultati.
Ma quando si è trattato di passare ai Game Studios, i dipendenti sottolineano come Frazzini si sia accerchiato di veri esperti del settore e professionisti di altissimo profilo, senza mai interessarsi di loro. Questo è stato accentuato appunto dalla quasi nulla esperienza di Frazzini nel settore videoludico, che l’ha portato a guardare quasi solo ai trend del momento, senza proporre innovazione.
Ecco, quindi, che emerge l’altro grave problema alla base di questo (attuale) fallimento. Amazon Game Studios, alla pari della cultura aziendale di Amazon, ha sempre guardato soltanto a numeri, dati e statistiche in generale, e ancor di più a portare gli utenti nel sistema Amazon Prime piuttosto che permettere ai giocatori di immergersi in esperienze uniche.
I dipendenti infine hanno affermato che non si sentono più coinvolti nel progetto, e data l’etica aziendale – che impone loro di adeguarsi alla cultura di lavoro imposta da Amazon, senza alcuna premialità e alcun incentivo al raggiungimento di obiettivi – preferiscono “conservare” il proprio posto di lavoro, senza sforzarsi nel proporre novità che senz’altro non verrebbero accolte.
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