Un team della Scuola Imt Alti Studi Lucca ha dimostrato che su Twitter impazzava la parola “polmonite” già prima della scoperta dei casi iniziali di COVID-19 in Italia e in Europa. Sul social infatti circolava la preoccupazione per polmoniti insolite
Lo scoppio della pandemia di COVID-19 si fa risalire comunemente alla zona di Wuhan, in Cina, un importante snodo commerciale non solo per il grande Paese ma per il mondo intero. Proprio in questa zona infatti sono state segnalate le prime avvisaglie di un nuovo, misterioso virus del tipo coronavirus, poi studiato e ridenominato come COVID-19.
Ancora oggi ci sono tante, tantissime ombre sui motivi per cui il governo cinese abbia comunicato con così grave ritardo la circolazione di un nuovo virus, dato che la popolazione – e soprattutto alcuni medici, alcuni dei quali poi sono morti proprio a causa del COVID – si stava già lamentando da settimane del boom di nuove e insolite polmoniti. In ogni caso, resta il fatto che il virus a Dicembre 2019 aveva già fatto strada, e con tutta probabilità nel mondo intero, non solo in Cina.
Ma proprio nel periodo attorno a Dicembre 2019 e nelle prime settimane del 2020, su Twitter sembrava già impazzare la parola “polmonite”, un possibile segno premonitore della pandemia in arrivo.
Ad occuparsi dello studio è stato un team della Scuola Imt Alti Studi Lucca, che ha pubblicato in seguito la ricerca sul portale Scientific Reports, con il nome “Early warnings of Covid-19 outbreaks across Europe from social media”. Lo studio è stato condotto da Massimo Riccaboni, professore di Economia della stessa scuola, Michelangelo Puliga della Scuola Superiore Sant’Anna, Pietro Panzarasa, professore della Scuola IMT alla Queen Mary University di Londra e Milena Lopreite, associata dell’Università della Calabria.
Il team in particolare ha analizzato i metadati di Twitter nel periodo che va da Dicembre 2019 a Marzo 2020, compiendo uno studio approfondito sulle parole chiave più utilizzate. Il quadro che emerge è piuttosto eloquente: c’è stato a tutti gli effetti un boom di discussioni circa la preoccupazione per polmoniti, nonché per la tosse secca, altra espressione che è stata spesso utilizzata nel social.
I ricercatori evidenziano inoltre una peculiarità. La stagione influenzale 2019-2020 è stata molto meno aggressiva delle precedenti, un dato che dovrebbe suggerire minore preoccupazione da parte degli utenti. Nonostante questo, le ricerche, discussioni, tweet e risposte inerenti all’argomento polmonite e tosse secca sono stati sorprendentemente molto più alti del normale, soprattutto nelle aree che sarebbero poi diventate i primi focolai di pandemia.
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Tutto ciò sottolinea come gli utenti fossero già interessati e preoccupati per ciò che stava accadendo nella zona di Wuhan. A questo punto, però, sorge l’esigenza di dare ai social network nuova rilevanza in futuro: potrà infatti essere utile rilevare gli argomenti più diffusi per prevedere eventuali sviluppi, in materia pandemica o altro, nell’immediato futuro del contesto preso in esame.
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