Per qualche ora la pagina satirica “Le più belle frasi di Osho” viene oscurata da Facebook per una presunta violazione della proprietà intellettuale, ma si tratta di un errore. Ecco cosa è successo
Oscurata la pagina “le più belle frasi di Osho”
Facebook, come molti sapranno, è pieno di pagine divertenti e satiriche, nate con lo scopo di regalare momenti di ilarità e spensieratezza agli utenti del social network. Una di queste è “Le più belle frasi di Osho“, pagina con oltre un milione di “mi piace”, che pubblica quotidianamente le vignette satiriche firmate da Federico Palmaroli, creatore di questa community online. Esse raffigurano i “politici del momento”, e a queste vengono sovrapposte delle improbabili, divertenti e irriverenti frasi in dialetto romano. Frequenti sono le vignette con protagonisti il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il leader di Italia Viva Metteo Renzi ed il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nessun intento diffamatorio, nessuna polemica: eppure, nella giornata di martedì, 19 gennaio, “Le più belle frasi di Osho” è stata oscurata per qualche ora da Facebook, salvo poi essere ripristinata qualche ora dopo.
L’ipotesi censura e l’ira del web
Immediatamente, in molti hanno espresso il loro dissenso nei confronti della decisione presa dal colosso dei social media. Senza particolari motivi che giustificassero questa decisione, si è subito pensato ad un atto di censura, a causa dei contenuti presenti sulla pagina e la crisi di governo attualmente in discussione nelle Aule. Tuttavia, come riporta l’AGI, anche una parte della politica stessa si è schierata dalla sua parte: Federico Mollicone – esponente di Fratelli d’Italia – ha infatti scritto: “Solidarietà a Federico Palmaroli, sempre autore di satire intelligenti. […] Su una semplice segnalazione, è stata disattivata una pagina da più di un milione di follower che non ha mai fatto uso commerciale delle immagini. Facebook rispetti l’ordinamento italiano e la libertà di satira: non può chiudere pagine e rimuovere contenuti in maniera arbitraria per una segnalazione di un’associazione privata. Chiediamo il ripristino immediato e urgente degli account. La sovranità digitale italiana va tutelata“.
L’errore di Facebook e il ripristino
Palmaroli si era subito fatto vivo in seguito al “blocco”, facendo ricorso e affermando di non credere alla censura: “Sto aspettando notizie su quanto è successo, perché ancora non è molto chiaro, ma escluderei la censura, perché non ho fatto niente che possa essere censurato. Se avessi pubblicato una svastica, l’avrei capito, ma non c’è nulla di censurabile”. Infatti, dopo qualche ora, la pagina è stata ripristinata. La nota di Facebook a riguardo è chiara: “Abbiamo rimosso questa Pagina dopo aver ricevuto una segnalazione di violazione della proprietà intellettuale. La Pagina è stata rimossa per errore ed è stata ripristinata”.
Ma perché ci sarebbe stata una presunta violazione delle proprietà intellettuale? Lo ha immediatamente spiegato lo stesso Federico Palmaroli: “La mia satira non è mai stata né violenta né offensiva. […] Più che altro è stato un discorso di trademark per questo marchio di Osho, che ormai da me viene utilizzato senza neanche più legami con la sua figura, seppur anche allora era satira, quindi opinabile, è diventato un nomignolo, un soprannome che non ha più nulla a che vedere. Loro hanno ricevuto una segnalazione, hanno chiuso la pagina ma è stato un errore di valutazione”.
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Infatti, per chi non lo sapesse, “Osho” si riferisce a Osho Rajneesh (1931-1990), mistico e maestro spirituale indiano. Profondo osservatore dell’animo e dell’essere umano, Osho ha acquisito un grandissimo seguito, soprattutto durante gli anni ’80. Il nome “Le più belle frasi di Osho” è nato in quanto – come ha spiegato Palmaroli – inizialmente la pagina Facebook era incentrata su vignette raffiguranti il celebre mistico indiano. È quindi ormai chiaro che il team dedicato all’oscuramento di pagine e profili sulla piattaforma social sia stato “tratto in inganno” dalla presenza del nome “Osho”, pensando che esso venisse utilizzato indebitamente.