Il Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti ha testato un nuovo algoritmo di riconoscimento facciale che, secondo i risultati ottenuti, identifica con precisione i volti delle persone nel 96% dei casi, anche mentre stanno indossando una mascherina
Negli Stati Uniti, il Dipartimento per la Sicurezza interna ha messo a punto un nuovo algoritmo di riconoscimento facciale il quale – nel 96% dei casi – identifica con precisione i volti delle persone anche se stanno indossando una mascherina. Lo ha annunciato lo stesso Dipartimento al termine di un test, specificando che il sistema servirà ad evitare che le persone si tolgano – anche per pochi secondi – il dispositivo di protezione individuale (DPI) negli aeroporti o nei porti. Gli algoritmi di riconoscimento facciale pre-pandemia registravano infatti tassi nettamente inferiori di identificazione di persone che indossavano maschere facciali. Il test, come riportato dall’agenzia Ansa, è stato condotto su 582 volontari rappresentativi di 60 paesi, e sono stati testati dieci diversi algoritmi e sei sistemi di acquisizione delle immagini.
Senza mascherina, il tasso di identificazione è stato del 93%, con il sistema migliore che è arrivato al 100%. Quello peggiore ha invece registrato l’11%. Indossando la mascherina, in media il tasso di successo è stato del 77% e il peggiore è stato del 4%. Tuttavia, come detto poc’anzi, il sistema migliore è arrivato al 96%, un dato veramente ottimo, considerando la presenza della mascherina.
“Non è ancora una soluzione perfetta al 100%” ha affermato Arun Vemury, direttore del Biometric and Identity Technology Center, “ma può ridurre il rischio per molti viaggiatori, così come per lo staff di un aeroporto, di dover chiedere alle persone di rimuovere la mascherina, anche per pochi istanti”.
Prima dell’arrivo della pandemia, il miglior algoritmo aveva un tasso di fallimento del 5% per coloro che indossavano una mascherina, e la stragrande maggioranza non riuscivano a identificare tra il 20% e il 50% delle immagini, secondo un rapporto pubblicato dal National Institute of Standards and Technology (NIST) nel luglio 2020. “Un certo numero di algoritmi presentati da metà marzo 2020 mostrano notevoli riduzioni dei tassi di errore con mascherine indossate rispetto ai loro predecessori pre-pandemici“, afferma il rapporto aggiornato.
La tecnologia di riconoscimento facciale è stata oggetto in passato di alcune questioni relative alla privacy. Più di recente, gli attivisti di Black Lives Matter hanno combattuto contro le tendenze della tecnologia verso i pregiudizi razziali. Per questo, alcune aziende tecnologiche hanno interrotto la vendita di strumenti tecnologici ai dipartimenti di polizia.
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A dicembre, un uomo di colore ha citato in giudizio un dipartimento di polizia del New Jersey per averlo falsamente identificato come il principale sospetto in un incidente di taccheggio. Lo scorso giugno, un uomo di colore a Detroit (Michigan) è stato detenuto per ben 30 ore dopo essere stato identificato erroneamente da un software di riconoscimento facciale. Un rapporto del 2019 del NIST ha mostrato tassi più elevati di errore per volti asiatici, afroamericani e indigeni rispetto alle immagini di volti “bianchi”. Anche per questo, diversi stati hanno stabilito restrizioni sull’uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte della polizia, tra cui Massachusetts, California, New Hampshire e l’Oregon.
Ecco perché il test svolto pochi giorni fa si è basato su soggetti identificativi di 60 paesi. La speranza è quindi che gli algoritmi possano essere sempre più precisi e affidabili, in modo da non generare errori o situazioni spiacevoli. Anche se un tasso massimo del 96% indossando una mascherina è indubbiamente un grande risultato.
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