Sono passati quasi 7 anni da quando Zuckemberg decise per l’acquisto di WhatsApp: cosa è successo e quante cose sono cambiate in questi lunghi anni di profitti?
Era la metà di febbraio 2014 quando un annuncio irruppe nel mondo delle rubriche digitali e internazionali con la prepotente cifra di 19 miliardi di dollari. Questo importo teneva conto di 4 miliardi già offerti da Snapchat ma rifiutati, più 12 in azioni (183,9 milioni di titoli) e altri 3 in azioni vincolate per i fondatori e i dipendenti del gruppo. Questa enorme quantità di denaro assicurava l’acquisto da parte di Mark Zuckemberg, co-ideatore e fondatore di Facebook, verso la relativamente giovane ma già emergente app di messaggistica WhatsApp. Quest’ultima, già da allora leader nel mondo delle chat istantanee, accettò i vincoli e l’accordo si chiuse.
Il CEO, Jan Koum, da questo accordo ottenne un posto come executive in Facebook, ovvero da dirigente di vertice, nonché entrò a far parte del consiglio di amministrazione del colosso. Successivamente dichiarerà: “Oggi annunciamo un patto con Facebook che ci consentirà di continuare nella semplice missione di costruire un ottimo prodotto usato da tutti a livello globale, ci darà la flessibilità per crescere ed espanderci mentre a me e al resto del team regalerà più tempo per concentrarci nella costruzione di un servizio di comunicazione più veloce, personale e accessibile. Per voi non cambierà nulla“.
Il papà di Facebook dichiarerà: “WhatsApp è sulla strada per arrivare a connettere un miliardo di persone, i servizi che raggiungono questa soglia sono incredibilmente preziosi. Conosco Jan da tempo e sono contento di questo accordo con lui e con la sua squadra, servirà a rendere il mondo più aperto e connesso“.
Dunque negli accordi presi WhatsApp poteva continuare a operare indipendentemente e a mantenere il controllo del suo brand, come fu prima ancora per Instagram, acquisita nel 2012 per 1 miliardo di dollari. Si legge anche che “Facebook promuove un ambiente in cui imprenditori indipendenti e innovativi possono costruire le proprie aziende, decidere la loro direzione e concentrarsi sulla crescita beneficiando al contempo dell’esperienza, delle risorse e delle dimensioni di Facebook”
Verrà anche stabilito che la sede rimarrà a Mountain View e l’applicazione di Facebook, Messenger, rimarrà autonoma rispetto all’appena acquistata: nessuna fusione in vista, anche se in futuro potrebbe essere uno scenario plausibile ma remoto.
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Dunque a differenza di quasi 7 anni abbiamo capito come Facebook, da riferimento e pioniere nel settore dei social, è divenuto vetrina e holding di controllo multi-piattaforma, avendo cambiato orientamento rispetto alle idee originali. Quello che ancora non è cambiato è l’uso free di WhatsApp, che la consolida in testa alle app di genere, oltre che non inserire all’interno di tale applicazione nessuna pubblicità. Di questa scelta dobbiamo il merito all’ex-CEO Jan Koum che, come mission dell’app, voleva solo tenere in contatto le persone e non orientare l’azienda alla costruzione ad una “macchina da soldi”: l’umanità e le persone al centro di tutto.
Ora qualcuno approfitterà della migrazioni degli utenti che non vorranno accettare le nuove clausole, magari optando proprio per la chiusura dell’account e l’eliminazione dei loro dati. Molti altri invece non ne potranno più fare ameno, accettando (quasi) ogni condizione. Attendiamo i futuri sviluppi, nel mentre continueremo a utilizzarlo, poiché, ammettiamolo, è diventato parte di noi.
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