La famosa piattaforma erotica nei guai per la pubblicazione di video che ritraevano minori.
Che cos’è PornHub?
E’ molto semplice spiegarlo a chi ancora non sa cosa sia: è un sito non adatto ai minori che contiene, suddiviso per categorie, materiale pornografico. Molto organizzato, divide i filmati in categorie, solitamente riprese da chi compare nei video.
Il sito è uno dei più diffusi e famosi, in quanto presente in tutto il mondo, molto presente sui social e diciamocelo, un rito di passaggio per i ragazzi che vogliono un po’ di svago.
Se durante la pandemia ha fatto parlare di se in maniera molto piacevole, grazie all’idea di aprire l’abbonamento premium a tutti per rendere il lockdown un po’ meno triste, stavolta non è proprio du questa lunghezza d’onda.
Cos’è successo?
Prima di raccontarvi però, una premessa va fatta. Sul sito, è davvero molto difficile riconoscere l’età di una persona. E di questo tempi, falsificare un documento è diventato molto semplice.
La legge dice chiaramente che non è un reato riprendere un minore, ma le cose cambiano in base anche all’ambiente.
La legge sul diritto d’autore entra in gioco solo ed esclusivamente in caso di pubblicazione del video, cioè quando può essere visto da un pubblico indiscriminato.
E’ il caso dei film e dei cortometraggi, dei video per il web, dei filmati istituzionali. Per tutti, grandi e piccini, esiste l’obbligo per ottenere il consenso all’esposizione dell’immagine filmata.
Perché PornHub è finito nei guai
La difficoltà maggiore sta nel distinguere se uno dei tanti filmati che ci passano davanti agli occhi, su Pornhub così come su portatili simili, sia autentico, nella sua “amatorialità”, o meno.
Ad esempio, il clip che ritrae giovani, uomini e donne, intenti in attività intime al liceo, è reale o frutto di una sapiente regia fatta in casa? Gli attori sono davvero maggiorenni o hanno trovato una scappatoia?
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Ed è il motivo per cui Pornhub ha deciso di bloccare, per un tempo indeterminato, i caricamenti non verificati online e i download di tutto ciò attualmente pubblicato.
Qualsiasi cosa che non sia stata revisionata e controllata più volte, non passerà il est d’ingresso sulla piattaforma.
Dovrà essere tutto certificato, proprio grazie all’articolo che li inchioda.
Si tratta di modifiche al servizio che arrivano in seguito ad un reportage del New York Times dal titolo “I bambini di Pornhub“, secondo cui le politiche di uso del sito, fin troppo lassiste, hanno facilitato lo sfruttamento dei minori.
In un editoriale del Nyt firmato da Nicholas Kristof lo scorso 4 dicembre il giornalista raccontava di aver trovato sulla piattaforma moltissimi video con violenze su minorenni o ragazze non coscienti.
Nell’articolo ci sono anche interviste ad adolescenti vittime di revenge porn su Pornhub che raccontano quello che accadeva nelle varie clip.
In una dichiarazione, Pornhub attribuisce le modifiche a una revisione indipendente lanciata ad aprile, volta ad eliminare tutti i contenuti illegali dalla piattaforma ma è evidente che se si è mosso qualcosa adesso.
Ma il sito aveva bisogno di pulirsi la faccia.
L’azienda afferma di aver ampliato il proprio impegno già mesi fa, con la creazione di un “Red Team” che si dedica esclusivamente alla verifica del materiale potenzialmente illegale.
Il gigante del porno ha cominciato a tremare.