Tante ricerche effettuate da scienziati e dottori super titolati, e poi esce quella novità che sbanca tutto. Da oggi sarà possibile fare una diagnosi precoce, molto precoce, direttamente dalla fotocamera del cellulare.
Lo hanno scoperto alcuni ricercatori dell’Università di San Diego, in California, o meglio hanno creato una applicazione capace di rilevare questo tipo di malattie degenerative, di cui fa parte ovviamente anche l’Alzheimer, usando la fotocamera di uno smartphone Google Pixel 4 per esaminare la pupilla di un paziente.
Questo anche per dimostrare quanto una fotocamera di un cellulare possa essere utile e non solo per divertimento.
Google non è nuova a questo tipo di funzionalità da parte dei suoi dispositivi. Lo scorso anno, alla conferenza per gli sviluppatori, aveva infatti mostrato un software in grado di riconoscere eventuali problemi della pelle grazie alle fotografie e all’Intelligenza Artificiale.
Quest’anno invece è toccato alla diagnostica della pupilla, uno degli organi in grado di far rilevare, attraverso le sue reazioni alla luce e ad altri stimoli, la presenza o meno di malattie come l’Alzheimer.
Lo ha dichiarato a The Verge il professor Edward Wang, dell’università di San Diego in California, spiegando che registrando la risposta della pupilla a dei compiti specifici può consentire a questa applicazione di rilevare eventuali disturbi cognitivi.
E non serve necessariamente un telefonino di ultimissima generazione, basta anche un semplice Google Pixel 4, la cui fotocamera è dotata di raggi infrarossi per lo sblocco dello schermo tramite riconoscimento biometrico.
Ovviamente non si tratta di una diagnostica completa ma solo di uno screening preliminare, che rappresenta fondamentalmente un primo approccio analitico nei confronti di pazienti a rischio Alzheimer che riduce anche i costi delle analisi in laboratorio e la spesa di macchinari molto costosi.
Il morbo di Alzheimer è la forma più comune di demenza, un termine generale che si riferisce alla perdita di memoria e di altre abilità intellettuali talmente grave da interferire con la vita quotidiana. Il morbo di Alzheimer rappresenta il 50-80% dei casi di demenza.
L’1% dei casi di Alzheimer è causato dalla presenza di un gene alterato che ne determina la trasmissione da una generazione all’altra di una stessa famiglia. Il restante 99% dei casi si manifesta in modo “sporadico”, ovvero in persone che non hanno una chiara familiarità con la patologia.
La convivenza con l’Alzheimer dura mediamente dai 6 ai 10 anni, con limiti dai 3 ai 30 anni, ma molto dipende dalle cure e dall’assistenza delle quali il malato fruisce, che sono in grado di rallentare e/o modificare il decorso della malattia.
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