Satelliti e rover potrebbe lasciar spazio a nuove esplorazioni spaziali mediante sciami di droni alla ricerca di vita aliena. Non è un prologo di film di fantascienza degna del miglior Kubrik. E’ la realtà. La realtà di una NASA fortemente votata a questo nuovo, innovativo, progetto.
C’è un concept in fase di sviluppo presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA, che consentirebbe a potenziali missioni planetarie di inseguire indizi interessanti negli oceani sotterranei.
Un giorno, uno sciame di robot delle dimensioni di un cellulare potrebbe sfrecciare nell’acqua sotto il guscio ghiacciato della luna di Giove Europa o della luna di Saturno Encelado, alla ricerca di segni di vita aliena.
L’idea della NASA è quella di confezionare lo sciame di droni robot all’interno di una stretta sonda per lo scioglimento del ghiaccio che avrebbe scavato un tunnel attraverso la crosta ghiacciata. I minuscoli robot sarebbero stati rilasciati sott’acqua, nuotando lontano dalla loro nave madre per prendere le misure di un nuovo mondo.
Questa è la visione di Ethan Schaler, un ingegnere meccanico di robotica presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA nel sud della California, il cui concetto di Sensing With Independent Micro-Swimmers (SWIM) è stato recentemente premiato con 600.000 dollari in finanziamenti di Fase II dal programma NASA Innovative Advanced Concepts (NIAC)
Il finanziamento, che segue la sua assegnazione nel 2021 di 125.000 dollari in finanziamenti NIAC di fase I per studiare la fattibilità e le opzioni di progettazione, consentirà a lui e al suo team di realizzare e testare prototipi stampati in 3D nei prossimi due anni.
Un’innovazione chiave è che i mini-nuotatori di Schaler sarebbero molto più piccoli di altri concetti per i robot di esplorazione oceanica planetaria, consentendo a molti di essere caricati in modo compatto in una sonda di ghiaccio.
Si aggiungerebbero alla portata scientifica della sonda e potrebbero aumentare la probabilità di rilevare prove di vita mentre si valuta la potenziale abitabilità su un corpo celeste distante che porta l’oceano.
“La mia idea è, dove possiamo prendere la robotica miniaturizzata e applicarla in nuovi modi interessanti per esplorare il nostro sistema solare?” si domanda Schaler. La risposta la dà lui stesso. “Con uno sciame di piccoli robot nuotatori – spiega – saremo in grado di esplorare un volume molto più grande di acqua oceanica e migliorare le nostre misurazioni avendo più robot che raccolgono dati nella stessa area“.
Per il momento è un concept, ma talmente ben spiegato che potrebbe essere tramutato in realtà. In un futuro prossimo.
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