Il progetto StarLink sta molto a cuore ad Elon Musk, CEO dell’omonima azienda che sta lavorando alacremente da anni per inviare in orbita dei satelliti per la connessione globale che dovrebbero presto diventare una vera e propria corona intorno al globo terrestre.
Peccato che dei 49 satelliti già inviati in orbita da StarLink ben 40 abbiano fatto ritorno sulla Terra, sebbene non volontariamente, schiantandosi prima sull’atmosfera e poi precipitando rovinosamente sulla superficie terrestre.
Un bello smacco per Elon Musk che ha investito miliardi di dollari in questa operazione e che ora deve praticamente ricominciare da capo. Senza peraltro che ci siano “colpevoli” da additare se non un gigante che si trova al centro del nostro sistema planetario: il Sole.
Il motivo per cui i satelliti di StarLink hanno fatto questo “strike” e sono precipitati di nuovo sulla Terra è da ricercare nella tempesta solare che si è verificata intorno alla prima decina di giugno, che inizialmente gli scienziati avevano registrato senza grosse preoccupazioni, almeno ad un primo esame.
Invece è venuto fuori che, come racconta Luigi Bignami su “Domani”, nonostante la tempesta solare avesse una potenza di 1 su 5, in realtà si è trattato di una CME, ossia una Espulsione di massa coronale, che ha fatto strage di satelliti.
Un’espulsione di massa coronale è una espulsione di materiale dalla corona solare, osservata con un coronografo in luce bianca. Il materiale espulso, sotto forma di plasma, è costituito principalmente da elettroni e protoni e viene trascinato dal campo magnetico della corona.
In sostanza si tratta di una violenta esplosione di materiale che dal Sole viene inviato verso lo spazio e, nel caso in cui colpisse la Terra, si verificherebbero grossissimi danni tecnologici che oltretutto ci vorrebbero anni a risolvere.
Infatti, ad oggi la Terra dipende in maniera molto importante dalla tecnologia, dall’elettricità e da qualsivoglia soluzione meccanizzata, ed una eventuale tempesta solare derivante da una espulsione di massa coronale potrebbe provocare un azzeramento dei sistemi delle infrastrutture che necessiterebbero addirittura di anni per poter essere risolti.
Senza contare la rete internet, della quale ad oggi ogni singolo abitante del pianeta utilizza e non può farne a meno, e che regge in piedi le comunicazioni di ogni tipo sia tra persone “normali” che tra istituzioni, sistemi di commercio e di intercorrelazione tra i Paesi del mondo.
«Se [una cme] avvenisse oggi potrebbe essere un vero dramma perché dipendiamo molto di più di allora dall’elettricità e dalle reti tipo internet che potrebbero saltare in tutto il mondo creando problemi inimmaginabili», ha affermato il meteorologo spaziale Jonathan Eastwood dell’Imperial College London.
FONTE: liberoquotidiano.it
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