Power Bank esplosivi: ecco come scegliere i più sicuri e come evitare che accada

Ha fatto clamore. Una notizia pubblicata su tutti i principali media italiani. Per qualcuno un evento raro, altri ne erano già venuti a conoscenza tramite video, naturalmente usciti fuori via social. Fatto sta che l’esplosione della power bank in un liceo di Milano ha riportato in auge il proverbio che chi più spende, meno spende.

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Power Bank – MeteoWeek.com

Il dispositivo che ha provocato, per fortuna, alcuni studenti dell’Amerigo Vespucci, senza che venissero riportati gravi danni, al netto dello spavento, è dovuto principalmente a una serie di concause, accomunate da surriscaldamento della power bank, un cavo quasi certamente non originale o un adattatore non idonei. Una terza ipotesi potrebbe essere data dal device difettoso.

Troppo spesso ci facciamo ammaliare dal costo ridotto di un prodotto divenuto importantissimo visto l’uso che si fa oggigiorno degli smartphone. Prezzi fin troppo bassi sono il primo rimedio da non utilizzare, per non incorrere in questi spiacevoli inconvenienti.

Come scoprire il migliore amperaggio

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Come evitare l’esplosione delle powerbank – MeteoWeek.com

Il dispositivo utilizzato per fornire energia a una batteria ricaricabile, forzando una corrente elettrica attraverso la stessa, che dipende in gran parte dalla tecnologia e dalla potenza elettrica della batteria che viene ricaricata, deve essere all’altezza della situazione.

Le power bank sono gadget che agevolano tantissime le attività quotidiane e lavorative di qualsiasi utente. Talmente importanti, che serve qualità. Qualità che il device esploso al liceo milanese, non aveva. “I power bank non sono altro che batterie esterne di riserva, in grado di trasferire la loro carica a dispositivi portatili come smartphone e tablet: per questo hanno una capacità importante che può arrivare anche a 90.000-100.000 milliamperora”.

Luca Magagnin, professore di chimica fisica applicata al Politecnico di Milano, fa capire benissimo l’importanza di un dispositivo per cui vale la pena spenderci soldi, senza esitare. “Questi dispositivi resistono fino agli 80-100 gradi – continua – il loro surriscaldamento può essere favorito da diversi fattori, come la temperatura esterna, oppure il danneggiamento meccanico, ma la causa principale resta l’uso scorretto del dispositivo. Se il power bank viene caricato a lungo con cavetti o adattatori non certificati, che non controllano bene il modo in cui viene trasferita l’energia, il rischio è che si verifichi un overcharging, ovvero un fenomeno di sovraccarico che fa aumentare la temperatura interna della batteria“.

Quando il calore supera la soglia critica, il materiale che costituisce gli elettrodi e i separatori si degrada innescando reazioni irreversibili che generano altro calore e gas. La batteria così si gonfia fino ad esplodere. La ricerca del prodotto di marca, anche spedendo molto di più, diminuirebbe certamente episodi come quelli avvenuti nella scuola milanese.

Per qualità di una power bank si intende la capacità di ricarica del mAh, ossia milliampereora, un sottomultiplo dell’ampere-ora, pari a un millesimo di amperora. Se quindi ha power bank da 10.000 mAh e il tuo smartphone ha una batteria da 3.000 mAh, devi calcolare meno di tre ricariche completa. Dal valore dei mAh di un power bank bisogna sempre togliere un 20-30% per ottenere la capacità reale.

Insomma, scoprire il “vero” amperaggio di un power bank non è facilissimo, ma può aiutare. Così come un controllo sul surriscaldamento, magari togliendolo dal sole. Per tutto il resto ci sono le Big Tech: si spende di più, ma si rischia certamente meno.