Le immagini raccolte dal telescopio spaziale James Webb sono di una bellezza e precisione mai viste prima. Gli ultimi rilevamenti del telescopio infatti hanno ritratto le stelle e i gas della Grande Nube di Magellano, che sono risultati visibili in maniera estremamente chiara come se fossero ripresi in primo piano da distanza ravvicinata.
Decisamente un bel traguardo per la tecnologia, che nell’ultimo ventennio ha fatto passi da gigante nella realizzazione di strumenti di ricerca, operanti in particolare nello Spazio, che fanno arrossire i vecchi strumenti che alla fine del secolo scorso sembravano tra i più avveniristici mai realizzati.
Ma si sa, la tecnologia va avanti ad una velocità senza precedenti. E se il progresso in generale ha bisogno di tempi più lunghi, per quanto riguarda i sistemi tecnologici, specialmente quelli che riguardano le ricerche spaziali, non si fa in tempo a tirare fuori una scoperta che già è risultata obsoleta o quasi.
James Webb e il confronto (vinto) con lo Spizter della Nasa
E’ la Nasa stessa a pubblicare le immagini realizzate da James Webb con il suo strumento Miri, ed a metterle a confronto con quelle decisamente meno nitide e più confuse scattate dal telescopio Spitzer, della Nasa anche lui, predecessore di Webb.
La missione che tende a scoprire quanti più indizi possibili sulla nascita delle stelle, operata dalla Nasa insieme all’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e quella canadese (Csa), è fatta al momento di immagini che, oltre a regalare spettacolari visioni di stelle e di quanto le circonda, evidenziano anche il grande salto tecnologico fatto negli ultimi 20 anni.
Il telescopio spaziale Spitzer è stato un osservatorio spaziale che ha operato nel campo dell’infrarosso. Questo telescopio è stato costruito dalla Nasa, dal JPL (Jet Propulsory Laboratory) e dal California Institute of Technology, ed è stato lanciato in orbita nel 2003 per terminare la sua missione a gennaio del 2020: 17 anni di onorato servizio di un telescopio costato 670 milioni di dollari, quarto “operatore” del progetto Grandi Osservatori della Nasa.
Lo strumento MIRI, installato sul telescopio spaziale James Webb, fornisce modalità di osservazione ed analisi spettroscopica a lunghezze d’onda nel medio infrarosso da 4,9 a 28,8 μm. Ed è stato proprio Miri, che lavora ad una temperatura che va oltre i 260 gradi sotto zero, a mostrare dettagli mai visti prima d’ora del gas interstellare, tra cui anche l’emissione di molecole di carbonio e idrogeno che svolgono un ruolo importante nell’equilibrio termico e nella chimica del gas.
Tutto questo per portare il telescopio James Webb a iniziare prima possibile le osservazioni scientifiche, che saranno coadiuvate da queste immagini che daranno un valido aiuto a trovare, come già detto, nuovi indizi sulla nascita delle stelle e dei sistemi protoplanetari.
La tempistica, secondo le previsioni, è di iniziare questo tipo di osservazioni entro l’estate.