Bisogna conoscere bene il passato, per poter costruire un futuro. Un assunto che può essere applicato a qualsiasi situazione, ed a quanto pare anche alle missioni spaziali come quelle del rover Perseverance su Marte, da oltre un anno sul suolo del Pianeta Rosso per raccogliere campioni di terra e rocce.
Una delle ultime scoperte di Perseverance, attraverso la raccolta di campioni rocciosi del substrato di alcune aree di Marte, potrebbe dimostrare che alcune rocce che si trovano nel sottosuolo marziano sarebbero molto simili ad alcune rocce vulcaniche rinvenute sulla Terra.
Questo quindi spiegherebbe, o meglio avvalorerebbe ancora un po’ di più, la tesi formulata dagli scienziati circa la formazione del suolo del Pianeta Marte così come lo conosciamo (o meglio, come lo conoscono le strumentazioni attualmente presenti su Marte).
Perseverance sta ricostruendo la storia di Marte grazie alla raccolta di campioni di rocce
In questi ultimi giorni, il rover Perseverance sta continuando a camminare per varie regioni del Pianeta Marte e si è imbattuto nella regione, ultima in ordine di tempo, chiamata Nili Fossae. Si tratta di una parte del pianeta dove il terreno è pieno di roccia basale molto ricca di olivina, che è un materiale vulcanico.
Sono oltre 20 anni che gli studiosi cercano di dare delle spiegazioni agli studi che stanno conducendo sull’olivina: anche il rover Spirit infatti, operativo sul Pianeta Rosso fino al 2010, aveva riscontrato questo tipo di roccia nel cratere Gusev.
Questo team di studiosi, ora guidato da Steve Ruff della School of Earth and Space Exploration dell’Arizona State University, sulla base dei ritrovamenti di Spirit e dei rilievi fatti da Perseverance, ha elaborato una teoria che potrebbe svoltare la ricerca da loro condotta.
Sembra infatti che questa olivina combaci in maniera molto importante con delle pietre terrestri che si chiamano ingimbriti, e che sono rocce vulcaniche che trarrebbero origine appunto da cenere, pomice e flussi piroclastici provocati appunto dalle eruzioni vulcaniche.
“Nessuno aveva precedentemente suggerito gli ignimbriti come spiegazione del substrato roccioso ricco di olivina su Marte. Ed è possibile che sia proprio questo il tipo di roccia su cui il rover Perseverance si è mosso e che ha esaminato nell’ultimo anno“, ha dichiarato Steve Ruff in merito alla ricerca.
In sostanza, comunque, quello che le ricerche del team guidato da Ruff potrebbero dimostrare, è che in passato su Marte ci potrebbero essere state delle eruzioni vulcaniche molto più potenti di quanto sia stato ipotizzato finora, e sarebbero state molto simili a quelle che hanno generato la Terra.
Per saperne di più ovviamente, e per poter convalidare le tesi formulate, bisognerà comunque aspettare che si concluda la missione Mars Sample Return, che porterà sulla Terra i campioni raccolti su Marte da Perseverance.