La fotografia giornalistica e documentaristica continua ad avere la sua vetrina grazie al World Press Photo Contest, che ha appena annunciato i vincitori dell’edizione 2022 tra tantissimi candidati. Sembra infatti che siano state inviate 65 mila fotografie da oltre 4.000 fotografi provenienti da 130 Paesi in tutto il mondo.
Le giurie hanno poi scremato prima i vincitori regionali, poi le foto giudicate più interessanti sono state inviate alla giuria internazionale che ha decretato gli ultimi premi. Doppio premio per chi ha vinto il contest regionale, con 1000 euro, e magari ha vinto anche quello internazionale, pari a 5000 euro.
La foto che ha vinto il premio come World Press Photo of the Year è stata scattata dalla fotografa canadese ed è intitolata “Kamloops Residential School” pubblicata sul New York Times. Mostra indumenti di colore arancione/rossastro affissi a pali di legno per commemorare i bambini morti (215 tombe senza nome ritrovate in Columbia Britannica) alla Kamloops Indian Residential School. Sarebbero istituzioni create per i bambini indigeni ma che hanno rappresentato in realtà uno strumento di divisione e vessazione sociale.
L’australiano Matthew Abbott ha scattato le immagini pubblicate su National Geographic intitolate “Saving Forests with Fire”. A queste è stato assegnato il premio World Press Photo Story of the Year. In una delle immagini si vede anche Conrad Maralngurra con in mano una torcia accesa intento a bruciare l’erba secca per creare uno spazio dove i fuochi stagionali non possano attecchire. Questo per salvare la comunità Mamadawerre in Australia.
Il World Press Photo Long Term Project Award è stato assegnato a Lalo de Almeida che ha realizzato la serie di fotografie “Amazonian Dystopia” per Folha de São Paulo. Sono immagini che immortalano diverse scene che riguardano la Foresta Amazzonica e il suo disboscamento per la creazione di nuove aree per la coltivazione, per miniere e altro ancora (anche a causa delle politiche di Bolsonaro).
Infine il World Press Photo Open Format Award è stato assegnato a Isadora Romero (dall’Ecuador) con il video dal titolo “Blood is a Seed (La Sangre Es Una Semilla)”. Nel filmato viene descritta la perdita della diversità genetica delle coltivazioni agricole avvenuta nell’ultimo secolo. La causa principale sono le monocolture con varietà modificate e colture ad alto rendimento.
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