Siamo stati in grado di avvistare a quello che sembra essere il lampo radio più veloce mai individuato fino ad adesso. Non era mai successo prima d’ora, il che è una notizia sorprendenre visto e considerato che non è mai accaduto in passato. Ma ciò comporta delle conseguenze positive oppure negative? Scopriamolo senza indugio.
Gli scienziati hanno avuto modo di individuare il lampo radio veloce più vicino – in assoluto – alla Terra, addirittura di ben 40 volte maggiormente visibile rispetto a qualunque altro fenomeno visto fino ad ora. Prende il nome di FRB 20200120E ed è distante a soli 12 milioni di anni luce da noi, il quale è esploso in una regione inattesa con un ammasso globulare ricco di stelle antiche e non giovani e massicce come ci si aspettava.
Tale scoperta potrebbe essere un’ottima occasione per cambiare il modo di cercare e studiare questa tipologia di fenomeni astrali. L’argomento viene approfondito in un articolo sulla rivista Nature e in un altro su Nature Astronomy direttamente da un gruppo internazionale di esperti a cui partecipano anche i ricercatori dell’Inaf. Ma come si è formato?
Il lampo ha avuto origine dalla propria sorgente nella Galassia di Bode in direzione della costellazione dell’Orsa Maggiore. Per studiarla in maniera approfondita e sistematica, gli scienziati hanno combinato le misurazioni dei 12 telescopi della rete europea VLB e le hanno integrate con i dati di altri dispositivi.
Ovviamente sono stati coinvolti soltanto i device migliori, esattamente come i
i radiotelescopi di Medicina (Bologna), di Noto (Siracusa) in modalità VLBI, e il Sardinia Radio Telescope (Cagliari) come single dish e VLBI. Gli esperti, continuando, hanno proposto che propongono che FRB 20200120E venga da una stella di neutroni altamente magnetizzata e formata dal collasso indotto dall’accrescimento di una nana bianca o dalla fusione di stelle compatte in un sistema binario sostanzialmente.
E grazie alle analisi al dettaglio di questi dati, sappiamo che dei flash sono stati più brevi di quanto ci si aspettasse. La ricercatrice Kenzie Nimmo, autrice dell’articolo di Nature Astronomy, ci fa sapere la sua opinione con un commento al riguardo molto particolare: “Questo ci dice che provengono da un minuscolo volume nello spazio più piccolo di un campo da calcio, forse solo decine di metri di diametro.Alcuni dei segnali che abbiamo misurato sono brevi ed estremamente potenti. Ciò suggerisce che stiamo davvero vedendo una magnetar, ma in un posto dove non sono state trovate prima“.
Che dire, non possiamo che essere contenti di aver scoperto un fenomeno del genere. Tuttavia, dobbiamo sempre tenere a mente che lo spazio sia gigantesco e che abbia numerose sorprese da riservarci, per cui prepariamoci ad accogliere sempre più novità fuori dal comune e che potrebbero rappresentare una svolta per tutti noi.
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