Google Cloud ha deciso di supportare le aziende per ridurre in maniera esponenziale l’emissione di Co2, ragione per la quale ha tutta intenzione di mostrare alle varie compagnie in che maniera possano riuscirci e soprattutto che cosa dovranno fare.
Ogni azienda tenta di migliorare i propri obiettivi finanziari, come anche quelli che possono avere una certa influenza su tutto l’ambiente in generale. Si parla anche di cloud in questo caso, e dal momento che pure Google ha voluto parlare dell’argomento, è stata presentata una iniziativa per questa faccenda.
Si tratta di Carbon Sense, cioè una raccolta di funzionalità utili mirate a programmare azioni precise per la riduzione delle emissioni di Co2. A giudicare da come ha voluto esporre l’idea sembra che abbia un senso il fatto che esista, ma come dovrebbe funzionare?
Gli strumenti messi a disposizione da Google per le società
Il team che si occupa del programma ha voluto lasciare una dichiarazione, in cui viene detto precisamente ciò: “Abbiamo constatato la presenza di oltre 600.000 kg di CO2e in progetti apparentemente inattivi su Google Cloud. I clienti possono ora identificarli facilmente, rimuoverli e ottimizzarne l’uso, per ridurre la loro impronta di carbonio. In Carbon Sense le aziende troveranno anche altri prodotti come Carbon Footprint per misurare le emissioni lorde di carbonio legate al proprio utilizzo di Google Cloud“.
Comunque, fra gli strumenti che propone il servizio, e che servono a potenziare le operazioni di miglioramento nell’uso del cloud stesso, notiamo la presenza di Active Assist, nonché una piattaforma che utilizza dati, intelligence e machine learning per stimare le emissioni lorde di carbonio risparmiabili con la rimozione di progetti inattivi. In questo modo avranno modo di limitare la complessità del cloud e le relative difficoltà correlate alle attività amministrative. Chiaramente non dispone soltanto di queste impostazioni, ma ne può offrire anche altre in base all’esigenze del tipo di consumatore e della sua compagnia.
Parliano di servizi come Policy Intelligence, Network Intelligence Center, Predictive Autoscaler e una raccolta di raccomandazioni che mirano a raggiungere degli obiettivi ambientali specifici. Non a caso è proprio dal 2017 che Google Cloud ha compensato l’energia utilizzata dai suoi data center con il 100% di energia rinnovabile, impegnandosi a gestire sempre di più i propri interventi.
Quest’idea può essere riassunta in una sola parola: originale. Probabilmente per molti di noi potrebbe risultare essere inutile, ma per chi ha una società dovrebbe premurarsi di seguire gli esempi mostrati nel Google Cloud in modo tale da portare a termine gli obiettivi nella maniera più corretta che ci sia. Che possa esserci utile un giorno di questi? Chissà, ma al momento preoccupiamoci soltanto di tenerci aggiornati su come si evolverà il servizio della compagnia di Mountain View: escono sempre notizie interessanti.