Dune: Spice Wars è il gioco che si basa sul famoso film
Dune: Spice Wars, il nuovo gioco strategico ambientato su Arrakis ha finalmente delle recensioni su cui possiamo farci un’idea. Ecco cosa gira sul web.
Gli elementi più importanti del romanzo di Frank Herbert rappresentano lo scenario perfetto per allestire guerre, battaglie e intrighi nell’era medievale in un futuro lontano nel tempo e nella realtà che conosciamo, e che non dà tregua all’immaginazione ma anzi l’arrochisce con tanti piccoli dettagli che fanno la differenza. Otto casate che si contendono una risorsa preziosissima in un’ambientazione desertica letale quanto meravigliosa, che abbiamo imparato ormai a conoscere molto bene.
Stiamo parlando di Dune: Spice Wan, il nuovo palcoscenico desertico su cui stanno puntando Funcon e Shiro Games.
Come nasce Dune:Spice Wars
Nel lontano 1992, gli Westwood Studios utilizzarono proprio l’universo dello scrittore americano creatore di Dune, per allestire quello che oggi è conosciuto come il primo vero strategico in tempo reale della storia, Dune II in onore del suo patrono, il gioco dal quale derivano tutti i grandi nomi di oggi, da Warcraft ad Age of Empires e così via. Se siete fan, questo è il gioco che dovete ringraziare. La storia di questo capostipite presenta diverse stranezze, come essere il seguito di un’avventura grafica e non di un altro strategico, ma soprattutto quella di essere stato abbandonato al suo destino per quasi dieci anni, per tornare senza troppa convinzione nel 2001. C’è voluta la vena scaltra del team francese Shiro Games, insieme all’affamata Funcon, per tornare a sognare battaglie con immensi vermi della sabbia di Arrakis. Ottimo anche il tempismo con cui è rilasciato: prima che nei videogiochi, come ben saprete Dune è tornato al cinema con il kolossal di Denis Villeneuve, molto acclamato dalla critica per le stupende scenografie.
Annunciato ufficialmente solo lo scorso dicembre, Dune: Spice Wars che proverà ad incastrarsi al meglio nel mondo dei giochi strategici. Il risultato, almeno nei venti minuti di gameplay che Everyeye ha potuto provare, sembra essere molto interessante. C’è un progetto dietro tutto questo, ed è quello di realizzare proprio come con Northgard un gioco che va dritto al punto, senza troppi fuori campo, proprio per ripristinare quella splendida sinergia tra ambientazione e gameplay che di questi tempi è decisamente molto rara.
La parte gestionale è come ci si aspetterebbe, con poche risorse che hanno un enorme peso nell’economia della partita. Oltre alla Spezia, tra le risorse da tenere d’occhio per non perdere di vista l’obiettivo ci sono naturalmente i soldi, qui chiamati però Solari, la produzione di plascreto che necessita di una struttura specializzata, ma può anche essere acquistato dal mercato globale se non è nel gioco base; altro elemento importante che vi troverete ad affrontare nella partita è la forza lavoro che potrà essere generata da alcuni edifici specializzati e moltiplicata da nuove tecnologie, tenendo sempre conto dell’andamento della produzione. Per tenere a bada la popolazione e non creare scontento, sarà fondamentale gestire gli approvvigionamenti d’acqua e di cibo, e soprattutto nelle prime ore di una partita, dove non sarà facile reperirli e anzi dovrete ingegnarvi per fare una scorta necessaria.
È tutta la parte grafica a puntare alla massima efficacia, nonostante i chiari limiti produttivi. Lo stile quasi accasciarsi alla mancanza di dettaglio con una veduta di Arrakis suggestiva come dovrebbe essere. Ma da giorno alla notte, basta e avanza.