Un post su twitter di qualche giorno fa non ha convinto del tutto. Google Stadia continua a ribadire che ci sarà un futuro, più o meno radioso, per quella piattaforma di cloud gaming, sviluppata dal colosso di Mountain View a ridosso dell’era pandemica, grazie alla quale è possibile giocare in streaming su vari dispositivi.
“Il team di Stadia sta lavorando sodo per un grande futuro per Stadia e il cloud gaming”. Il post di Stadia stride tantissimo con un recente report di Business Insider, secondo cui Big G sarebbe a un bivio: o smantella tutto visto che i numeri di Stadia parlano chiaro, oppure proverà a salvare il progetto concedendo in licenza la propria tecnologia cloud, a terzi.
In ogni modo Google Stadia da qui a breve non sarà lo stesso. Questo perché in due anni la piattaforma non si è avvicinata minimamente all’obiettivo che avevano prefissato da Mountain View: quello del milione di utenti attivi mensili, perdendo addirittura il 25% dal 2020.
Nelle pieghe di quel post ufficiale che non ha convinto un granché ci sarebbe l’ipotesi che Google si sta invece concentrando sulla sicurezza di accordi “white label” con artisti del calibro di Capcom e Bungie, non necessariamente un solo, visto che lo stesso Business Insider pensa anche a un accordo di streaming con l’etichetta Google Stream.
La nuova direzione da Mountain View sarebbe quella di salvare la tecnologia che c’è dietro Stadia, con un interesse ridotto a portare titoli di terze parti di successo sulla piattaforma.
Google avrebbe dunque altre priorità, sta sul lancio della tecnologia a artisti del calibro di Bungie, che stava considerando una propria piattaforma di streaming. Google Stream si è assicurato almeno un accordo di gioco con AT&T. A ottobre, la società di telecomunicazioni ha consentito agli utenti di trasmettere in streaming Batman: Arkham Knight tramite il proprio browser web. Sebbene il marchio di Google non sia apparso, AT&T ha confermato che il gioco utilizzava la tecnologia di Stadia.
Secondo il rapporto, Google ha anche discusso un accordo simile con Capcom, che avrebbe visto l’editore eseguire demo di giochi sul proprio sito web. Altro dato che non depone certo a favore di Stadia, che ha visto cambiare anche i ruoli di dirigenti e dipendenti di Stadia: Phil Harrison, il capo delle operazioni di gioco di Google, fa ora rapporto al capo degli abbonamenti dell’azienda, anche l’ex direttore dei giochi di Stadia, Jack Buser, è passato all’unità cloud di Google, mentre Teddy Keefe, il responsabile delle partnership di Stadia per l’Europa, per il Medio Oriente e per l’Africa, ha lasciato l’azienda il mese scorso.
Come se non bastasse, l’acquisizione di Zenimax Media da parte di Microsoft “avrebbe spaventato a morte i dirigenti di Google“. Da qui una sensazione condivisa: meglio pensare a un piano B per Stadia.
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