La quantità c’è. Ma la qualità? I satelliti lanciati dalla Space Exploration Technologies Corporation di Hawthorne, costituita nel 2002 da Elon Musk con l’obiettivo dichiarato di creare le tecnologie per ridurre i costi dell’accesso allo spazio e permettere la colonizzazione di Marte, dividono.
I numeri sono dalla parte del Paperone sudafricano, con cittadinanza canadese naturalizzato statunitense. Già tre lanci da parte di SpaceX nel 2022, le previsioni sono quelle di superare il record delle 31 missioni effettuate nel 2021, andando oltre i duemila satelliti. Ma la qualità?
Innanzitutto i satelliti Starlink con foto bombardamento stanno complicando sempre più le osservazioni da terra, specialmente quelle effettuate durante il crepuscolo, fanno notare gli esperti del settore.
Troppi satelliti già deorbitati. E siamo solo a metà missione
I ricercatori della Zwicky Transient Facility in California hanno analizzato il grado in cui la costellazione del satellite Starlink di SpaceX sta influenzando le osservazioni astronomiche da terra. E i risultati sono contrastanti.
Il nuovo articolo, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters e guidato dall’ex studioso post-dottorato del Caltech Przemek Mróz, offre alcune buone notizie e altre cattive. Di positivo c’è che Starlink non sta attualmente causando problemi agli scienziati della Zwicky Transient Facility (ZTF), che opera al Palomar Observatory di Caltech, vicino a San Diego. ZTF, utilizzando lunghezze d’onda sia ottiche che infrarosse, scansiona l’intero cielo notturno una volta ogni due giorni nel tentativo di rilevare cambiamenti improvvisi nello spazio, come asteroidi e comete mai visti prima, stelle che si attenuano improvvisamente o stelle di neutroni in collisione.
Ma ciò non significa che i satelliti Starlink, che forniscono Internet a banda larga dall’orbita terrestre bassa, non abbiano un impatto. Lo studio appena completato, che ha esaminato i dati d’archivio da novembre 2019 a settembre 2021, ha rilevato 5.301 serie di satelliti direttamente attribuibili a Starlink. Non sorprende che “il numero di immagini interessate stia aumentando nel tempo man mano che SpaceX dispiega più satelliti”, ma, finora, le operazioni scientifiche presso ZTF “non sono ancora state gravemente colpite dalle serie di satelliti, nonostante l’aumento del loro numero osservato durante l’analisi periodo”, scrivono gli astronomi nel loro studio.
Il programma di SpaceX prevede che la prima fase del progetto Starlink abbia 4408 satelliti operativi. Ma già ne mancano 250, non sono più operativi e la maggior parte di essi sono rientrati distruggendosi completamente, senza contare i primi lanciati nel 2019, quasi tutti deorbitati.
LEGGI ANCHE >>> Apple presenterà a breve il nuovo iPad Air: ecco come sarà e quanto ancora dovremmo attenderlo
Un’altra cattiva notizia ha a che fare con la situazione futura e come le megacostellazioni satellitari, Starlink o qualche altra flotta, influenzeranno le osservazioni astronomiche negli anni a venire, in particolare le osservazioni effettuate durante le ore del crepuscolo.
LEGGI ANCHE >>> Le App che adoriamo: nel 2021 abbiamo passato una media di 5 ore al giorno ad usarle: ecco quali sono
Finora le immagini più colpite da Starlink sono state quelle scattate all’alba o al tramonto. Nel 2019, le striature satellitari erano meno dello 0,5% di tutte le immagini crepuscolari, ma già qualche mese dopo si era arrivati al al 18%. I satelliti Starlink, poi, orbitano a una bassa quota di circa 324 miglia (550 km), facendo sì che riflettano più luce solare durante il tramonto e l’alba, il che crea un (altro) problema. Non di poco conto.