Julian Assange, fondatore di WikiLeaks e responsabile di aver pubblicato una serie di documenti militari secretati, potrebbe essere estradato negli Stati Uniti. La sentenza è stata emessa dall’Alta Corte di Londra, con una decisione che ribalta la sentenza già emessa lo scorso gennaio ma che prevede la possibilità di fare ricorso.
La pena comminata a Julian Assange ammonta, per tutti i capi d’accusa, a 175 anni: tra i più pesanti, quello secondo cui l’uomo ha pubblicato nel 2010 una serie di documenti secretati legati a operazioni militari in Iraq e Afghanistan su WikiLeaks.
WikiLeaks, fondata nel 2006 da Julian Assange, sulla carta è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un contenitore protetto da un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto e poi li carica sul proprio sito web.
Julian Assange, dall’asilo all’arresto
Dopo le accuse mosse ad Assange circa la rivelazione di documenti secretati, l’australiano è stato arrestato nel 2019 dopo un periodo di asilo ricevuto presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Ora la decisione di permettere, nel caso, l’estradizione negli Stati Uniti, arriva a ribaltare la decisione della sentenza i gennaio di non estradarlo in America perché ritenuto mentalmente instabile e a rischio suicidio.
Nella sentenza infatti si parlava più precisamente di “un disturbo depressivo ricorrente grave, talvolta accompagnato da caratteristiche psicotiche (allucinazioni) e idee suicide“. La nuova sentenza, ovviamente, tiene conto di queste problematiche, ma probabilmente anche dell’asserzione da parte degli Stati Uniti che Assange non sarà mai sottoposto a “misure amministrative speciali”, non sarà mai rinchiuso in un carcere di massima sicurezza e potrà, se vuole, scontare la restante parte della pena in Australia, suo luogo nativo.
Secondo la fidanzata di Assange, Stella Morris, la sentenza è un “grave errore giudiziario”, tanto da aver assicurato che farà ricorso in appello “il prima possibile”. Secondo la donna, gli Stati Uniti avrebbero complottato per uccidere Assange e quindi si chiede come sia stato possibile che il Regno Unito abbia permesso l’estradizione verso gli States.
LEGGI ANCHE >>> Microsot e le offerte natalizie: Xbox Game Pass ad €1 per tre mesi
Stando infatti a un articolo che è circolato in rete a inizio 2021, l’amministrazione Trump avrebbe pensato seriamente di rapire o assassinare nel 2017 Julian Assange, ma ovviamente nessuno ha mai confermato né smentito questa notizia né rilasciato commenti.
LEGGI ANCHE >>> Come vedere Leonard, la cometa più luminosa al suo ultimo giro sulla Terra
Per quanto riguarda invece l’attuale Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, alla domanda se il numero uno del modo sarebbe disposto a concedere la grazia ad Assange, la portavoce della Casa Bianca Jennifer Psaki ha commentato: “Il presidente è un sostenitore della libertà di parola e della stampa”.