In Australia si pensa seriamente a lottare contro il cyberbullismo. Un fenomeno negativo e sempre più dilagante, soprattutto da quando i bulli possono nascondersi dietro a uno schermo e godere di un certo anonimato, ed è sempre più difficile arginarlo.
Sicuramente i social network hanno dato una spinta fin troppo forte a questo fenomeno: se infatti è vero che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, c’è infatti chi non è riuscito a usare questo potere al meglio, utilizzando il “potere” che un social network può dare nella peggior maniera possibile.
A scendere in campo contro il fenomeno del cyberbullismo è in questi giorni l’Australia. Il governo locale infatti, attraverso il suo primo ministro Scott Morrison, ha proposto una serie di leggi che serviranno a ridurre il bullismo online, in particolar modo quello effettuato da parte di account anonimi e fake, difficili da smascherare e riconoscere.
Secondo la legge proposta da Morrison, i social network saranno ritenuti responsabili delle azioni perpetrate dai bulli dell’online, in quanto si ritiene che dovrebbero mettere a disposizione degli iscritti dei menu più chiari e semplici da utilizzare, soprattutto nell’ottica di denunciare le violenze digitali, che si tratti di vero bullismo o di diffamazioni.
Le persone ritenute “bulli” saranno costrette, o almeno a loro sarà richiesto di togliere i contenuti ritenuti potenzialmente diffamatori. E nel caso in cui si rifiutassero di farlo, o se la vittima fosse interessata a portare avanti un’azione legale, la piattaforma in questione, che si tratti di Facebook, Twitter e simili, avrà la facoltà di chiedere di condividere informazioni come nome, cognome e numero di telefono.
A quel punto, dopo il via libera di un qualunque tribunale, i dettagli saranno inviati alla Corte Federale dell’Australia che deciderà della sorte del bullo digitale. La legge in questione sarà presentata sotto forma di bozza in questi giorni e all’inizio del 2022 sarà presentata al Parlamento Australiano. Secondo le intenzioni di Morrison, una legge del genere dovrebbe andare a mettere in pari quanto accade nella vita reale con quanto accade online.
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“Le regole che esistono nel mondo reale devono essere valide anche in quello digitale“, ha dichiarato Morrison, che sembra avere raccolto molti consensi, tra cui anche quello del leader dell’opposizione, Anthony Albanese, il quale ha espresso parole molto favorevoli alla legge.
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“Non dovrebbe essere al di là della capacità dei social media poter identificare utenti che si comportano in maniera inappropriata online – ha dichiarato Albanese – Le persone non devono nascondersi dietro account Twitter anonimi per infangare o disturbare gli altri“.
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