L’indagine condotta dal centro di Educazione Digitale-Kaspersky su oltre 1.800 bambini parla chiaro circa la pericolosa situazione
Il fenomeno dei minori sui social e piattaforme web è così radicato che oggi non si parla più di una quota percentuale. Bensì l’argomento core è quello della precocità nell’accesso dei contenuti in rete. Sono sempre più piccoli gli utenti fotografati nel target dei minori. E ancora più grave, la consapevolezza di questa fascia di popolazione che utilizza e mette a disposizione moltissime informazioni, è veramente scarsa.
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Ma per comprendere meglio la portata dell’attività che è stata condotta è necessario compiere un passo indietro e guardare il quadro completo. In generale in Europa, c’è un dibattito aperto molto acceso circa la tutela della privacy degli utenti e il loro essere ferrato in materia di tutele e diritti. Una scarsa conoscenza generalizzata che lascia spazio di manovra a chi ha competenze e conoscenze per sfruttare questa criticità a proprio beneficio. La reazione a questa situazionali ha portato ad un quadro normativo davvero interessante dove abbiamo gli enti statali che agiscono in via cautelativa rispetto a questo tema, nonostante gli internetnauti siano del tutto inconsapevoli. Si veda in Italia l’infaticabile lavoro operato del Garante per la protezione dei dati personali (GPDP) che non smette di battersi per i diritti dei cittadini.
Lo studio condotto dal centro di Educazione Digitale-Kaspersky e l’immagine che ci restituisce
L’obiettivo dell’indagine commissionata da Kaspersky, una società che si occupa di sicurezza informatica, ad Educazione digitale aveva come obiettivo quello di comprendere meglio le abitudini di utilizzo della rete della generazione “alpha”. Oltre che inquadrare la loro consapevolezza dei potenziali rischi presenti nel web. Invece, per quanto riguarda il campione di 1833 giovani e giovanissimi, questo è stato raccolto grazie alla collaborazione di 88 scuole presenti su tutto il territorio nazionale.
I risultati dell’indagine sono davvero interessanti. E lasciano spazio a diverse riflessioni. Tra i dati emersi risulta che il 40% dei bambini di età compresa tra i 5 e 10 anni ammetterebbe il non vedere nulla di male nel condividere le proprie informazioni sensibili anche con persone conosciute online.
Ma vi è di più. Per comprendere quanto sia consistente la criticità sopracitata si prenda in considerazione che il 36% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto proposte non idonee da parte di estranei.
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Anche l’aspetto dell’età diventa centrale. Sono utenti giovani, sempre più piccoli, e al 55% viene messo a disposizione un device ad uso personale. Quello che ne traspare è un target che vede nella rete un’oasi dove sentirsi a proprio agio. Condividono le giornate e perché no, fanno anche nuove conoscenze.
Lascia un po’ spiazzati che solo una minima parte veda negli apparecchi tecnologici una fonte di apprendimento, e che una fetta esigua invece si dissoci completamente da essi.