Un fenomeno le cui cause non sono ancora state definite ha cambiato radicalmente l’equilibrio del pianeta e il suo assetto
Gli studi su quello che è la genesi del nostro pianeta e la sua evoluzione fino ad oggi sono da considerare un vaso di Pandora pieno di scoperte. D’altronde gli scienziati non smettono di condurre analisi di ogni tipo. E questo per comprendere meglio quali saranno gli scenari futuri, ma soprattuto per trovare informazioni preziose. La racconta infatti permetterebbe di approcciare a ciò che ci aspetta nell’universo.
Alla luce di questo approccio geocentrico si comprende come la scoperta pubblicata sulle colonne del Nature Communications, una rivista scientifica che si occupa di diffondere alti contenuti legati alla fisica della Terra, abbia suscitato grande interesse tra gli studiosi.
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La scoperta è stata presentata al pubblico dal professor Joe Kirshvink del Caltech, l’Università di Pasadena in California. E racconta come il nostro pianeta in lontanissime ere geologiche non avesse esattamente l’aspetto e le caratteristiche che siamo abituati a vedere e conoscere oggi.
Lo studio condottò sull’asse terrestra ha risvolti molto interessanti
Quello che è stato scoperto, analizzando proprio gli Appennini, è una vicenda che ha origine circa 84 milioni di anni fa. E racconta di come l’asse terrestre fosse spostato di circa 12 gradi rispetto a quella che è la sua angolatura attuale.
Inoltre gli scienziati, attraverso le analisi effettuate su diversi campioni sarebbero in grado di affermare con certezza un’altra sfaccettatura.
Ovvero il “raddrizzamento” dell’asse che avrebbe portato quindi ad un ribaltarsi del piano di rotazione su se stesso della Terra.
In ultima battuta la tempistica sarebbe molto chiara. L’asse, così come lo conosciamo, si sarebbe allineato solo in 4 milioni di anni, attraverso un lentissimo movimento definito True polar wander ovvero vero giro polare.
In questo caso dunque non si parla più solo dell’inversione già comprovata dei due poli magnetici, ma di un fenomeno ancora più eclatante e di portata maggiore.
In sostanza l’intero guscio roccioso del pianeta, ovvero il mantello solido e la crosta, avrebbero ruotato attorno al nucleo esterno liquido. E le prove sarebbero gli strati rocciosi risalenti al periodo Cretaceo presenti sulle creste montuose italiane. Proprio qui, in uno strato chiamato scaglia rossa, i depositi di magnetite ritrovati sarebbero allineati secondo una direzione ben definita. Grazie alla forza del campo magnetico che ha agito sul materiale ferroso.
Tuttavia nonostante la portata audace di questa scoperta questa rimane ancora avvolta in una nube di folto mistero. Gli stessi scienziati del team di Pasadena mostrano un atteggiamento molto cauto circa le motivazioni e le cause profonde che avrebbero portato questo sconvolgimento di scala globale.