Chernobyl verrà smantellata, ma da robot specializzati

Un robot usato per lo smantellamento nucleare, libererà Chernobyl: le immagini esclusive dentro la centrale

Dentro alla centrale di Chernobyl, il sarcofago che sta coprendo il reattore – MeteoWeek.com

A distanza di 35 anni dal disastro di Chernobyl, la città ma soprattutto il reattore, fanno ancora paura. Dopo le ultime notizie, ovvero i danni causati dalla pioggia che stava corrodendo il sarcofago tirato su al momento del disastro, lo smantellamento nucleare della centrale resta un problema irrisolto tutt’oggi. E così come già avvenuto per Fukushima che ha visto lungo, anche per Chernobyl ci si affida ai robot per monitorare lo stato delle radiazioni interne alle aree dell’impianto e per mappare le strutture ai fini della dismissione, senza mettere a repentaglio la salute degli esperti che si occupano del reattore ogni giorno:il robot raccoglie  dati fondamentali per analizzare i fattori di rischio in vista dello smantellamento della base nucleare, che proprio ora ha ottenuto le autorizzazioni necessarie da parte delle Autorità locali. Si partirà dal sarcofago tirato su subito dopo i tragici avvenimenti e dalla raccolta dei detriti del nocciolo del reattore. saranno momenti di tensione, e si spera andrà tutto per il verso giusto.

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Come siamo rimasti laggiù?

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol ha avuto in queste settimane il permesso di accedere all’interno della sala di controllo del Reattore 4, dove è accaduto l’incidente nucleare, per installare una serie di sensori per il monitoraggio delle radiazioni, lì molto intense. Le attività sono svolte in stretta collaborazione con l’Institute for Safety Problems of Nuclear Power Plants della Ukraine National Academy of Science. Altri sensori poi sono stati posizionati nella struttura costruita a seguito dell’incidente per ricoprire il reattore andato distrutto e il sarcofago stesso. Il team di ricercatori ha voluto poi testare il funzionamento dei sistemi autonomi e semi-autonomi per la mappatura delle radiazioni laddove queste sono presenti a livelli elevati, intuibili grazie a dispositivi mobili che rilevano la presenza di alte radiazioni, usatosi tutt’oggi per capire dove poter arrivare senza rischiare. Ora i sensori sono posizionati in tutti i punti strategici all’interno dell’impianto e della zona di alienazione, un’area che si sviluppa attorno alla centrale del diametro di circa 30 chilometri. Non pochi. I sistemi robotici sviluppati dalle università di Bristol ed Oxford, una volta a Chernobyl, sono stati in grado di creare mappe tridimensionali dell’impianto. L’intento è proprio quello di trovare una strategia che consenta di ridurre al minimo i rischi per chi sarà chiamato a lavorare nell’impianto una volta smantellato. Durante le operazioni di abbattimento è previsto che la distribuzione delle radiazioni sarà soggetta a continue modificazioni, e i sistemi robotizzati implementati dall’Università di Bristol saranno in grado di scansionare molto velocemente l’ambiente, rispondendo alle variazioni di rischio in modo dinamico e ad avvisare in tempo.

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I robot possono rendere lo smantellamento nucleare più veloce, più economico e, soprattutto, più sicuro!“, spiega il professor Tom Scott. Dello stesso parere anche Leonid Yakovenko, responsabile del Chernobyl Nuclear Power Plant Radiation Safety Shop: “Il team di Bristol ha dimostrato l’efficacia dei propri sistemi di scansione in condizioni di radiazioni elevate, producendo dati dettagliati all’interno della struttura e aprendo la strada ad una mappatura robotica remota delle radiazioni più avanzata“.