Finalmente arrivata sulla Terra la prima immagine inviata dalla sonda interplanetaria che mostra una regione dell’emisfero settentrionale di Mercurio, Sihtu Planitia
Sono affascinanti le prime foto scattate dalla sonda, frutto della collaborazione tra Agenzia spaziale europea (ESA) e la giapponese JAXA con un apporto consistente da parte di quella italiana (ASI). A dare il loro contributo sono stati anche i laboratori di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e i dipartimenti dell’ Università La Sapienza di Roma.
Quello che ci viene mostrato è un affascinante paesaggio alieno. La sonda, disposta a 2428km dalla superficie del pianeta, ci restituisce una ininterrotta distesa di crateri. L’immagine è uno scattato avvenuto poco dopo un passaggio particolarmente ravvicinato, a 199km, il più vicino mai registrato. Ed il soggetto è una zona settentrionale del pianeta chiamata Sihtu Planitia.
È proprio qui che si trova una regione più illuminata delle altre in prossimità del cratere Calvino.
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Un importante contributo, che avvicina maggiormente i ricercatori a Mercurio, un pianta del nostro sistema solare ancora non conosciuto nel dettaglio. Ma del quale adesso si cerca di capire la genesi e l’evoluzione nel tempo che l’ha condotto ad avere l’aspetto con il quale lo identifichiamo oggi.
Le caratteristiche della missione spaziale
Il nome della missione è particolarmente curioso. Questo prende il patronimico dall’ingegnere padovano Giuseppe Colombo, da qui Bepi, scomparso nel 1984. Il suo fu un contributo prezioso, inquanto grazie alla sua scoperta sulla rotazione e rivoluzione accoppiata, si sono gettate la basi per lo sviluppo della sonda Mariner 10.
La BepiColombo si pone ambiziosi obiettivi sullo studio del pianeta e si conventerà sui suoi aspetti geofisici nonché magnetosferisci, sull’atmosfera, e sull’evoluzione storica. Saranno tenuti in considerazione gli aspetti pedologici, anche attraverso le analisi compiute dai lander, che ci restituiranno descrizioni accurate ed approfondite su quelle che sono state le spinte che hanno determinato l’evolversi fino alle condizioni attuali.
E’ affidato al modulo Mercury Transfer Module (MTM) il compito di eseguire il de orbita e traghettare le sonde. Questo non ha nessuna valenza scientifica se non quella di cargo.
Abbiamo poi le due sonde:
- Mercury Planetary Orbiter (MPO) il cui progetto e realizzazione è stato eseguito sotto la responsabilità dell’ESA
- Mercury Magnetospheric Orbiter (MMO) diversamente dalla prima è stata affidata in toto alla JAXA
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Dopo il lancio, avvenuto model 2018 dalla dal Centro spaziale di Kourou nella Guyana francese, la sonda BepiColombo, lasciata orbitare in torno al pianeta, non è nuova all’orbita di Mercurio. In un primo momento aveva infatti utilizzato la spinta gravitazionale della Terra, e successivamente quella Venere.
Queste sono state le vere spinte propulsive all’avvicinamento, ma dovremo attendere ancora parecchio prima di ancorare il pianeta, considerando che questa attività avverrà non prima della fine del 2025.