Perchè il governo Cinese è a caccia della criptovaluta Miner?

Una capillare indagine sulle aree periferiche sta tempestando il paese alla ricerca di chi ancora non si è allineato alla nuova polita economica esclusivista

Le criptovalute, autorizzate anche in Europa, sono dichiarate illegali in Cina che le combatte in una lotta senza quartiere – MeteoWeek.com

Il governo cinese ha aperto in questi giorni una caccia spietata a chi, in barba ai divieti, ha deciso di proseguire con il proprio business. La ricerca nasce a causa della rilevazione di picchi anomali di consumi energetici, dinamica tipicamente legata all’attività dei miners, nelle aree periferiche del paese, e si concentra su quelli che sono i nuclei principali di scambio. Parliamo di laboratori di ricerca, università, enclave di uffici e aziende che si occupano di cloud ed archiviazione.

I miner, messi di fronte all’impossibilità di proseguire, hanno intanto optato per due strategie differenti. Alcuni hanno adottato la soluzione di spostarsi in altri paesi, come quelli dell’Europa e degli Stati Uniti, con delle realtà consolidate e un mercato più ricettivo e fiducioso nei confronti delle monete virtuali.

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Altri invece hanno cercato di continuare sul suolo nazionale in maniera nascosta. La tecnica è quella di utilizzare poche macchine, fino ad un centinaio, spostandole continuamente in modo da non essere rintracciabili, e veicolare il tutto sotto forma di centri per analisti o strutture per archiviazione.

Cosa sta succedendo in Cina e come il mercato sta cambiando

Come la Cina sta affrontando la criptovaluta – MeteoWeek.com

La decisione di vietare le criptovalute risale all’inizio di questo anno e aveva già comportato un arresto significativo dell’economia legata alle monete digitali.

Il governo di Perchino ha da sempre sostenuto due tesi, relativamente alla sua decisione. La prima riguarda la volubilità di un mercato effimero che scambia con yuan, euro e dollaro, ma che non ha abbastanza crediti per garantire una sicurezza finanziaria. La seconda invece ha a che fare con il tema dell’energia. Si teme infatti che le risorse, che nel caso nel mining sono particolarmente rilevanti a causa della quantità importante di macchine impiegate, siano impiegate in maniera impropria, anarchica e non controllata. In definitiva tutto ciò sfuggirebbe all’occhio attento del regime che non potrebbe tirarne le fila, o ottenere direttamente un beneficio economico.

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Sui mercati internazionali la scelte cinesi stanno pesando significativamente. Ad aprile era stato perso circa il 46% di tasso di hash global. Una depressione importate che ha fatto fatica a colmarsi e solo negli ultimi mesi ha dato cenno di rivitalizzazione. Il valore dei Bitcoin, che allora registravano un picco superiore ai 50 dollari, è crollato vertiginosamente.

Intanto gli interrogativi posti agli enti governativi restano inattesi, e se da un lato la People’s Bank of China e la National Development Reform Commission non si esprime, ci pensano gli amministratori dei distretti locali a dichiarare lotta aperta ai criminali finanziari, che ancora sfuggono ad un setaccio con maglie che si fanno sempre più strette.