La ricerca condotta da NewsGuard ha aperto un vaso di pandora, mettendo allo scoperto 519 siti contenenti false informazioni
L’azienda fondata da Steven Brill e L. Gordon Crovitz nel 2018 ha reso noto uno studio che mette in luce un sottobosco di siti e pagine molto diverse tra loro ma contraddistinte da un elemento comune: diffondere fake news riguardanti il covid-19 e il vaccino.
Secondo la ricerca, il dato rilevato dagli analisti sarebbe decisamente allarmante. 519 sarebbero i siti che, in base ai criteri di autenticità e validità scientifica, sarebbero stati bollati come portatori di false notizie.
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Andando ad analizzare la dislocazione della disinformazione troveremo in cima alla classifica gli scontatissimi Stati Uniti con 339 pagine fake, seguiti dalla Francia con 59, un ex equo tra Italia e Germania con 41-42, e in coda il Regno Unito con sole 21.
NewsGuard mette in guardia sopratutto i fornitori e le aziende
Attraverso la pagina della Centro di monitoraggio della disinformazione sul coronavirus di NewsGuard è possibile seguire la diffusione e il propagare delle fake news. Le liste, rese disponibili su richiesta, contengono tutti quei siti che pubblicano contenuti falsi in tema di salute, quelli che strumentalizzano politicamente le varie teorie complottiate, e quelli che mirano proprio a diffondere mitiche improbabili argomentazioni sul virus. Tra le bufale segnalate le più curiose sono:
- ipotesi sull’interazione tra candeggina e argento colloidale come cura preventiva
- fantascientifiche variazioni del DNA umano a seguito dell’inoculazione del vaccino
- affermazioni sull’inutilità del distanziamento sociale nonché dell’uso delle mascherine per prevenire e ridurre la diffusione del virus
Ma oltre alle infondatezze scientifiche un altro aspetto allarmante salta subito all’occhio. Ovvero spesso i contenuti sono “finanziati” da chi invece si impegna ogni giorno a combattere ignoranza e pregiudizio. Non passa inosservato che gli inserzionisti possano non essere consapevoli che i propri banner pubblicitari finiscano in questi canali. Parliamo di case farmaceutiche produttrici di vaccini, reti ospedaliere e anche i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi.
Ed è solo grazie al sodalizio tra NewsGuard, Big tech come Microsoft e una rete di più di 700 biblioteche pubbliche che questo meccanismo comincia lentamente a vacillare e a far emergere un sistema, per così dire, di “buoni e cattivi”.
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Certo è che i dati diffusi non fanno che alimentare il polverone che da sempre ha contraddistinto la società di Crovitz. Il CEO, spesso interrogato su come fosse possibile mantenere un atteggiamento non censorio e garantire un’informazione che fosse più liberale e garantista possibile, ha sempre tenuto a sottolineare che ci sia un dialogo costante tra i fornitori e la sua azienda. Ma questo modus operandi, tuttavia, non mette ugualmente tutte le parti d’accordo.