Una truffa a regola d’arte. Un collezionista anonimo acquista in rete un NFT di Bansky, ma si tratta di un falso.
“Pransky” si aggiudica un Bansky, ma è tutta una presa in giro.
Giusto ieri abbiamo parlato di Benyamin Ahmed, il bambino prodigio che guadagna con gli NFT. Oggi parliamo di una truffa in rete avvenuta con l’acquisto di un’ opera d’arte digitale di Bansky NFT falsa al prezzo di 97 Ethereum (circa 340 mila dollari).
L’acquirente vittima del raggiro, è un collezionista anonimo di NFT (Non Fungible Tokens) che ha partecipato ad un’asta tenutasi online sul sito ufficiale del misterioso artista Bansky. Alla vista dell’opera NFT, il collezionista conosciuto con lo pseudonimo “Pransky” ha fatto subito la sua offerta, aggiudicandosi così un falso.
Caso vuole che l’asta non fosse stata preannunciata o promossa in nessun modo da Bansky, ma che si trattasse di uno spazio web messo in scena da un hacker, in attesa che qualcuno abboccasse all’amo. Appena è stato rimosso il collegamento all’asta di OpenSea (piattaforma di compravendita di NFT) dal sito dell’artista, la truffa era già stata compiuta.
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Bansky, oltre ad essere un artista è un writer inglese ed è considerato uno dei maggiori esponenti della street art. La sua vera identità è ancora ignota, ma il suo nome è ormai associato, nell’immaginario collettivo, ad opere di natura satirica e sovversiva, affrontando argomenti che spaziano dalla politica all’etica passando per la cultura popolare.
La sua particolarità tecnica più celebre è sicuramente lo stencil (maschera in negativo dell’immagine che si vuole creare, ricavata su un supporto rigido attraverso cui viene spruzzata vernice spray) con cui realizza opere che combinano umorismo oscuro e graffiti. Questa qualità lo rende uno dei principali interpreti contemporanei, apprezzato in tutto il mondo.
L’ulteriore particolarità che lo contraddistingue è il fatto che Banksy, per dipingere un’opera, impieghi solo quindici minuti.
Abbiamo già letto qualcosa di simile riguardo l’artista britannico Bansky. Ci riferiamo in particolare allo scorso marzo quando una sua opera fisica è stata digitalizzata per poi essere bruciata in diretta. Ad aprile invece un’altra opera dell’artista è stata messa all’asta con la possibilità di essere acquistata in criptovalute. Proprio da quest’ultimo episodio, deriva lo pseudonimo di “artista crypto”.
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Ma un lieto fine c’è. Il nostro amico Pransky è riuscito a ottenere un rimborso delle somme versate (escluse le commissioni di vendita) dal truffatore a seguito di uno spavento di quest’ultimo dopo la presa in mano della situazione da parte del team dell’artista che, in seguito, ha smentito alla BBC che Bansky avesse realizzato opere d’arte in NFT.
Lo stesso Pransky ha commentato: “Il rimborso è stato del tutto inaspettato, penso che la copertura mediatica dell’hack e il fatto che avevo trovato l’hacker e l’avessi seguito su Twitter, avrebbero potuto spingerlo a un rimborso”.
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