Il metano su Marte è un autentico mistero per gli scienziati: cosa lo produce?

Con le esplorazioni di Marte è sorto un vero e proprio mistero, che gli scienziati non riescono a decifrare: cosa produce il metano sul Pianeta Rosso? E perché viene rilevato soltanto dal rover Curiosity, e non dagli strumenti orbitanti dell’ESA? A queste domande alcuni ricercatori hanno provato a dare una risposta: nel frattempo la comunità di esperti e di appassionati è in attesa di sorprendenti scoperte dalle ultime missioni lanciate

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Il metano su Marte è un vero e proprio mistero: cosa lo produce? – MeteoWeek.com

La prima metà di questo 2021 è stata ricca di emozioni per gli appassionati dello Spazio e di tutto ciò che riguarda la ricerca al di fuori del nostro pianeta. Alcuni esperti sostengono che siamo in procinto di entrare ufficialmente nell’era delle esplorazioni spaziali, e in parte questa idea è già stata confermata dalle affermazioni di alcune figure di spicco: pensiamo ad esempio a Elon Musk e al suo progetto di portare l’uomo su Marte, un’ambiziosa missione che non esclude potenziali gravi rischi.

A proposito di questa prima metà del 2021, proprio il Pianeta Rosso è stato al centro dell’attenzione dei media internazionali, soprattutto grazie alle due grandi missioni lanciate rispettivamente da Stati Uniti prima e Cina poi con i due rover Perseverance e Zhurong. Ad oggi Marte infatti è il primo indiziato per la ricerca di vita extraterrestre in forma microbica: gli studi hanno dimostrato che il pianeta in passato ospitava acqua in abbondanza, e in tal senso potrebbe essere stato molto simile alla Terra.

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Il mistero del metano su Marte: stiamo per scoprire qualcosa di sorprendente?

Uno dei parametri scelti per la ricerca della vita in pianeti extraterrestri è senz’altro il metano, che sulla Terra viene prodotto da organismi viventi, come le mucche. Certo, l’idrocarburo non è prodotto soltanto da fonti biologiche, dato che esistono anche processi chimici in grado di produrlo. Con gli strumenti odierni però non vi sono molte possibilità di effettuare stime sulla presenza di vita in altri pianeti, se non con la rilevazione di metano nella sua atmosfera o superficie.

Il metano su Marte è già stato rinvenuto nel 2019 dal rover Curiosity, seppur in forma sporadica. Le tracce dell’idrocarburo sembrano provenire dal sottosuolo, e in tal senso gli scienziati hanno avanzato due ipotesi sulla sua possibile formazione: un’origine organica, quindi da ipotetici batteri nel sottosuolo, oppure un’origine geologica e in questo caso la fonte potrebbe essere la reazione tra olivina e acqua.

In entrambi i casi resta un grande problema: perché il metano non viene rilevato dagli strumenti dell’ESA in orbita? Se Curiosity è in grado di rilevare il metano nell’immediata vicinanza al suolo, a centinaia di metri di quota l’ExoMars Trace Gas Orbiter non trova alcuna traccia del gas. Una possibile risposta che ci avvicina alla soluzione proviene da John E. Moores della York University: secondo il ricercatore il metano fuoriesce di notte e durante il giorno viene diluito nell’atmosfera marziana rendendo impossibile la rilevazione.

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Curiosity ha già rilevato tracce di metano su Marte nel 2019. – MeteoWeek.com

Resta poi un altro, grande mistero, ossia il fatto che il metano su Marte non si accumula nell’atmosfera del Pianeta Rosso. Anche in questo caso i ricercatori hanno provato a dare una risposta: la più diffusa è l’ipotesi di degradazione fotochimica causata dalle radiazioni ultraviolette del Sole, che tuttavia secondo i dati di ExoMars starebbe provocando una sparizione del metano troppo rapida e repentina. Probabilmente c’è un altro elemento in gioco, ossia l’azione del vento solare, come suggerito dai ricercatori dell’Università di Aarhus in Danimarca.

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In ogni caso, è bene attendere le rilevazioni delle missioni attualmente attive: non è escluso che potremmo essere vicini alla scoperta di qualcosa di inaspettato.