Le AI, vale a dire intelligenze artificiali, sono sempre più alleate dei medici. Secondo alcuni dati emersi nelle scorse ore, le AI stanno svolgendo un ruolo sempre più cruciale in campo medico, dal Covid alla diagnosi e cura di malattie di diverso tipo, inclusi i tumori. Le stime indicano che l’intelligenza artificiale entrerà sempre di più in questo settore, essendo già oggi in forte crescita
Oramai è più che certo: il futuro del campo medico sarà sempre più intrecciato, e in maniera sempre più consistente, con la tecnologia e in particolare con le opportunità offerte dalle AI, abbreviazione anglosassone di Intelligenza Artificiale.
Già qualche mese fa si è cominciato a parlare delle possibili applicazioni del 5G in ambito medico, una prospettiva di certo non utopica, ma al contrario pienamente realizzabile. Il 5G in particolare offrirà a tutti gli operatori medici una maggiore efficienza nel proprio lavoro, grazie a macchine sempre più veloci e interconnesse grazie ad Internet. Le intelligenze artificiali però propongono qualcosa di diverso: grazie alla loro capacità di elaborare enormi moli di dati, possono fornire risposte accurate in un tempo estremamente ridotto rispetto alla classica diagnosi effettuata di persona dal medico.
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Secondo i dati raccolti da Morgan Stanley, le AI nella sanità rappresentano ormai un consolidato mercato in forte crescita. In particolare, ad oggi il valore di questo particolare segmento di mercato è pari a 1.3 miliardi di dollari, e le stime per i prossimi anni lasciano davvero ben sperare: si parla di circa 10 miliardi di dollari previsti entro il 2024.
Nell’immediato e nel più remoto futuro le intelligenze artificiali entreranno sempre più a stretto contatto con la medicina, offrendo soluzioni ad oggi impensabili per la diagnosi e la cura di malattie di diverso tipo. Basti pensare ad alcune malattie rare, la cui individuazione talvolta può essere difficoltosa: una AI riesce a “sfogliare” la cartella clinica del paziente in un tempo molto breve, e al contempo riesce a intrecciare i dati elaborando infine la possibile diagnosi.
Le applicazioni già oggi attive non mancano. Un esempio è lo strumento Dermatology Assist di Google, che consente – proprio grazie all’AI – di riconoscere 288 malattie di pelle, capelli e unghie, tramite il caricamento di fotografie all’interno di un’app e la risposta da parte del paziente ad alcune domande esplorative. Un altro esempio è Acustica, società americana che ha sviluppato un software con AI in grado di riconoscere i possibili sintomi di depressione, a partire da come vengono pronunciate le parole.
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Anche in virtù della pandemia da COVID-19 sono già stati utilizzati strumenti e software che si basano sull’intelligenza artificiale. In particolare, la quasi maggioranza di quelli ad oggi impiegati riescono a predire il rischio di forma grave associato alla malattia da SARS-CoV-2, ma riescono anche a selezionare i farmaci più adeguati per il trattamento della malattia.
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