L’applicazione di messaggistica pensata dall’Fbi ha permesso di intercettare le comunicazioni tra malavitosi e dare avvio al maxi blitz di polizia che ha coinvolto Stati Uniti, Europa, Australia e Nuova Zelanda.
L’FBI ha usato grande immaginazione per scovare i malviventi.
Di solito si segue una traccia e si fa l’imboscata, ma stavolta il piano è cambiato.
Un’applicazione di messaggistica istantanea per soli criminali, utilizzata per organizzare assassinii, traffici di droga e di armi.
La trappola perfetta.
È questo lo stratagemma con cui l’Fbi, la polizia federale americana, è riuscita ad incastrare e arrestare 800 malviventi in 18 paesi in tutto il mondo.
Quasi un record, dopo un lungo depistaggio.
Tutti presunti membri di organizzazioni criminali legate al narcotraffico e non solo. L’app di messaggistica chiamata ANoM era, in realtà, falsamente criptata ed è stata creata dall’Fbi con la copertura di una società di facciata è stata fatta circolare tra gli ambienti criminali. Così sempre più persone hanno cominciato ad usarla.
E mentre queste persone la usavano, l’FBI era al corrente di tutto e seguiva i messaggi in diretta.
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Com’è proseguita l’operazione
L’operazione ha avuto successo ed ha coinvolto un totale di 15 paesi, tra cui diversi Paesi UE, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
Una sorta di filo che attraversava il globo e, una volta intrcettato, veniva tirato fino a spezzarsi come conseguenza.
Proprio come un “trojan” (da qui il nome dell’operazione Trojan Shield) una volta installata sui telefoni cellulari dei criminali, l’applicazione ha dato accesso agli investigatori a tutto il loro contenuto.
I 27 milioni di messaggi a disposizione delle autorità hanno richiesto 18 mesi per essere esaminati
L’intera operazione di infiltrazione è partita nel lontano 2018 ed ha portato alla conclusione di “centinaia di operazioni di polizia su scala globale, con risultati impressionanti” ha commentato in conferenza stampa il vice direttore delle operazioni di Europol, Jean-Philippe Lecouffe.
“Un criminale doveva conoscere un altro criminale per ottenere questo materiale” ha spiegato la polizia australiana che si è occupata di parte del caso.
E il punto di svolta è stato quando il trafficante di stupefacenti australiano ricercato Hakan Ayik ha raccomandato la app ai suoi associati.
Lì, l’FBI sapeva di aver fatto la scelta giusta.
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I messaggi che i diversi membri della criminalità si scambiavano su consegne, carichi o omicidi, erano diretti e senza sfumature, qui di davanti ad una corte non potevano essere sicuramente confutati.
Le principali figure della criminalità organizzata, definiti “influencer criminali” da Reece Kershaw, capo dell’Australian Federal Police, ne garantivano dunque l’integrità.
Oltre agli 800 arresti, sono state sequestrate più di 30 tonnellate di sostanze stupefacenti e 250 armi da fuoco, oltre che 48 milioni di dollari tra valute nazionali di vari paesi e criptovalute.
Una tesoro così grande non poteva rimanere nascosto a lungo.
Solo in Australia l’operazione ha portato all’arresto di 224 persone, al sequestro di 3,7 tonnellate di droga e di quasi 35 milioni di dollari in contanti.
Secondo le autorità australiane la maggior parte delle persone fermate fa parte di bande di criminali, della mafia australiana e di organizzazioni criminali asiatiche ed è anche servita a scoprire sei laboratori clandestini e a impedire operazioni di riciclaggio di denaro in tutto il mondo.
Ottimo lavoro.