Nel decreto Sostegni, tra gli emendamenti approvati, c’è anche la proroga per tutto il 2021 dell’aumento dei cosiddetti fringe benefits per lo smart working.
Il decreto sostegni bis, appena approvato e pubblicato in gazzetta ufficiale, prevede una serie di misure a sostegno della liquidità di imprese e famiglie, che si trovano in difficoltà economica a causa dell’emergenza sanitaria del coronavirus e delle relative politiche di contenimento dottate dal nostro paese, che con chiusure forzate e coprifuoco ha messo in ginocchio diverse aziende e settori.
Uno dei provvedimenti del decreto sostegni bis, forse passato in secondo piano, riguarda quello che ormai è stato ribattezzato come il “bonus smart working”.
Nel decreto Sostegni quindi, tra gli emendamenti approvati, c’è anche la proroga per tutto il 2021 dell’aumento dei cosiddetti “fringe benefits”, lo strumento di welfare aziendale che consente ai datori di lavoro di cedere ai propri lavoratori un importo da spendere in beni e servizi.
Per tutto l’anno in corso l’aumento viene confermato a 516,46 euro. I fringe benefits sono proprio un tipo di retribuzione corrisposta a particolari categorie di lavoratori dipendenti, aggiunto in busta paga alla normale retribuzione.
Vediamo meglio di cosa si tratta.
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Esempi di fringe benefits sono l’auto aziendale, il telefono cellulare aziendale, i buoni pasto, la mensa, l’alloggio, prestiti personali ai dipendenti a tassi inferiori a quelli di mercato, strumenti di previdenza complementare, come i fondi pensione, polizze assicurative sulla vita, ma anche servizi di educazione e istruzione, borse di studio, asilo nido e centri sportivi per i figli.
I fringe benefits sono quindi tra le principali risorse a disposizione dei datori di lavoro per creare welfare aziendale e incentivare la produttività dei propri dipendenti.
In altri termini, essi rappresentano una forma di retribuzione in natura che non concorre alla formazione del reddito di chi li riceve.
Ai sensi dell’art. 51, comma 3 del Testo Unico sulle Imposte dei Redditi: “Il valore normale dei generi in natura prodotti dall’azienda e ceduti ai dipendenti è determinato in misura pari al prezzo mediamente praticato dalla stessa azienda nelle cessioni al grossista. Non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati se complessivamente di importo non superiore nel periodo d’imposta a 258,23 euro; se il predetto valore è superiore al citato limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito”. Con il decreto sostegni bis, sostanzialmente, è stato aumentato il tetto massimo a 516,46 euro per ogni dipendente, proprio in vista dello smart working che alcune aziende stanno reintegrando full time da quando è stato approvato per lavorare anche durante l’intera pandemia.
Visto che la situazione sarà così per un po, bisogna trovare una soluzione permanente.
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In particolare, infatti, questo “bonus” può essere utilizzato per l’acquisto, tramite apposite piattaforme, di sedute ergonomiche, scrivanie e prodotti di illuminazione specifici per lavorare in modo corretto, in termini di salute e sicurezza, anche da casa.
La misura esisteva già, ma erano in pochi a conoscerla, soprattutto tra le aziende più piccole, spiega il presidente di Assufficio, Gianfranco Marinelli, al Sole 24 Ore. “Inoltre, il precedente plafond era insufficiente per allestire in casa una postazione di lavoro consona ai criteri di ergonomia e salubrità”.
I dipendenti che vogliono usufruire del bonus smart working devono rivolgersi alla propria azienda, la quale, a sua volta, dovrà inserire tali prodotti da ufficio (scrivanie, sedie ecc.) all’interno dei fringe benefit concessi
L’entità dell’importo non consentirà grandi spese, “ma è sufficiente all’acquisto di una seduta ergonomica, l’elemento più importante per chi lavora da casa, assieme a una piccola scrivania regolabile in altezza” chiarisce.
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