Un cyber attacco ha paralizzato la rete di oleodotti di Colonial Pipeline, nonché la più grande degli Stati Uniti. Biden dichiara lo stato di emergenza, ma i danni potrebbero diventare incalcolabili
Nell’ultimo fine settimana, un grande attacco informatico ha colpito le infrastrutture petrolifere statunitensi. Più precisamente, nel mirino dei cybercriminali è finita la rete di oleodotti di Colonial Pipeline, azienda che gestisce una ragnatela di condutture lunga ben 8.850 chilometri, in grado di garantire circa la metà degli approvvigionamenti di carburanti della costa est degli USA. Di fatto, il sabotaggio ha paralizzato forniture per 2,5 milioni di barili al giorno di benzina, diesel e altri prodotti petroliferi, diretti dalle raffinerie del Golfo del Messico verso l’area di New York e alcune importanti città meridionali del paese.
Per contenere la minaccia, Colonial Pipeline ha dichiarato di aver “messo offline alcuni sistemi” e che il cyber attacco ha temporaneamente fermato tutte le operazioni degli oleodotti, colpendo parte del proprio sistema IT. Un fatto che dimostra tutta la vulnerabilità delle infrastrutture statunitensi, colpite da uno degli attacchi cibernetici più gravi di sempre. Al momento, non si registrano carenze nelle forniture e l’attacco non ha avuto un impatto significativo né sulla disponibilità della materia prima, né sui prezzi. Tuttavia, se lo stop delle forniture dovesse continuare per altri giorni l’incidente potrebbe trasformarsi in una crisi molto grave, provocando danni incalcolabili.
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In seguito all’attacco informatico sono immediatamente partite le indagini, le quali sono state affidate ad una società specializzata, la FireEye, insieme ad FBI e altri organismi governativi. Dalle prime analisi, pare che l’autore dei fatti potrebbe essere il gruppo hacker DarkSide, sostenuto dai servizi di sicurezza russi. Pochi giorni fa, il gruppo hacker appena citato è stato protagonista di un cyber attacco anche in Italia, compiuto ai danni della Banca di Credito Cooperativo (BCC) di Roma.
Informato dell’incidente nella giornata di sabato, il presidente USA Joe Biden ha ufficialmente dichiarato lo stato di emergenza. Questo al fine di attivare alcune misure straordinarie come il trasporto stradale del carburante e l’estensione agli autotrasportatori americani dell’orario di lavoro giornaliero, misure che consentono una consegna più veloce delle riforniture. Intanto, come immaginabile, il prezzo del petrolio è in rialzo: la quotazione WTI è infatti salita dello 0,46% ($65,20 al barile) e il Brent dello 0,51% ($68,63 al barile).
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Parte del sistema di oleodotti di Colonial Pipeline si era già fermato nel 2017 in seguito all’uragano Harvey e in precedenza nel 2016, quando era stata individuata una falla. Recentemente, il presidente Biden ha proposto un pacchetto di misure da 2 mila miliardi per ammodernare le infrastrutture degli Stati Uniti: tuttavia, ad oggi, il piano non fa alcun riferimento a oleodotti e gasdotti, né tanto meno alla necessità di proteggerli da eventuali attacchi informatici.
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