Uomo ‘inchiodato’ dall’IA finisce in carcere per errore: la faccia non è la sua

Secondo l’IA applicata ad un software di riconoscimento facciale, il 31enne statunitense Nijeer Parks corrispondeva ad un pericoloso ricercato: incarcerato per errore, oggi è finalmente libero

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Negli Stati Uniti, l’IA si è resa protagonista di un clamoroso errore giudiziario – MeteoWeek.com

Ha dell’incredibile l’errore giudiziario che, suo malgrado, ha come protagonista il 31enne Nijeer Parks, afroamericano residente a Paterson, nel New Jersey. La sua vicenda, recentemente resa nota dalla CNN, ha avuto inizio nel febbraio 2019 e si è conclusa soltanto pochi giorni fa, con il suo scagionamento. In un freddo giorno di oltre due anni fa, Parks si è infatti recato alla stazione di polizia di Woodbridge, in quanto tramite la nonna era venuto a conoscenza del fatto che gli agenti lo stavano cercando.

Ma una volta giunto sul posto è stato inaspettatamente arrestato e ammanettato: “Non avendo niente da nascondere sono andato immediatamente in commissariato per capire cosa volevano, ma pochi minuti dopo che sono entrato mi hanno detto di mettere le mani dietro la schiena e mi hanno ammanettato: ero in stato d’arresto”, ha raccontato. E le accuse sono pesanti: lesioni aggravate, possesso illegale di armi, uso di documenti falsi, possesso di marijuana, taccheggio, resistenza all’arresto e tentativo di investire un poliziotto con un’auto. Parks finisce quindi in carcere, e con i capi d’accusa che pendevano sulla sua testa avrebbe potuto scontare fino a 15 anni di reclusione in un penitenziario del New Jersey.

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Inchiodato dal riconoscimento facciale, ma è un clamoroso scambio di persona

Fortunatamente, è stato rilasciato dopo soli 11 giorni di carcere. Una volta “libero” ha quindi scoperto chi è il suo accusatore: un’intelligenza artificiale. Più precisamente, ad “inchiodarlo” è stato un software di riconoscimento facciale chiamato FACES ( Face Analysis Comparison Examination System), in dotazione alle forze dell’ordine dal 2001. Nel corso degli ultimi anni, il software è stato notevolmente migliorato, tanto che per molti investigatori di polizia sarebbe quasi infallibile. Fatto sta che FACES non aveva dubbi: il viso del ricercato (presente su un documento falso trovato sulla scena del crimine) era quello di Parks.

Va infatti precisato che, nonostante molte critiche sull’affidabilità di questo sistema, negli Stati Uniti il riconoscimento facciale effettuato da un’intelligenza artificiale può giustificare l’arresto. Nonostante ciò, l’uomo si è sempre difeso e ha ribadito più volte di avere un forte alibi: “Com’è possibile che ci abbiano confusi? Il sospetto portava degli orecchini mentre io non ho nemmeno i buchi alle orecchie. E com’è possibile che non abbiano controllato il mio alibi?”.

Effettivamente, come poi è emerso dalle indagini, quel giorno Parks si trovava a 50 chilometri da dove si sono svolti i fatti, cosa dimostrata da una ricevuta di un centro Western Union.

Come nasce l’errore dell’IA?

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Le foto di Parks (a destra) e del vero ricercato a confronto – MeteoWeek.com | fonte: CNN

Come molti sanno, anche gli algoritmi più avanzati possono confondersi man mano che la pelle diventa più scura e Parks, come il vero malvivente, è afroamericano. “So che per molti bianchi noi neri siamo tutti uguali, non credevo che anche i computer potessero avere simili pregiudizi”, ha ironizzato la madre dell’uomo. Eppure, osservando l’immagine sopra, anche un occhio umano può rendersi conto che che si tratta di persone diverse (nella foto in alto, Parks è a destra). Ed è forse questo l’aspetto più difficile da digerire per l’innocente, ovvero aver notato che gli agenti hanno continuato a fidarsi ciecamente di un software di riconoscimento facciale che – per quanto preciso – può ugualmente commettere errori.

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Per sua fortuna, gli avvocati si sono mossi con rapidità ed efficacia, smontando il fragile castello accusatorio. Oggi, dopo oltre due anni, l’uomo è davvero libero ed ha un solo rimpianto: nessuno gli ha chiesto scusa per l’errore commesso. “Non sono più a mio agio. Ora quando vedo la polizia sono scosso”, ha detto Parks alla CNN. “Mi hanno dimostrato che possono rinchiudermi per qualsiasi cosa e che io non posso farci niente”.