Robot che pensa ad alta voce: il progetto arriva proprio dall’Italia

Arianna Pipitone e Antonio Chella, ricercatori dell’Università di Palermo, hanno dato vita ad un robot in grado di pensare ad alta voce. I dettagli del loro studio sono stati pubblicati sulla rivista iScience e i rispettivi sviluppi potrebbero portare a nuove modalità, più efficaci, per le comunicazioni uomo-macchina

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Un esemplare di Pepper, pressoché identico al robot realizzato dall’Università di Palermo. – MeteoWeek.com

Nel corso dell’ultimo decennio sono stati portati a termine grandi passi in avanti nel campo della robotica, con alcuni sviluppi che hanno consentito di raggiungere traguardi solo parzialmente pronosticati. Un esempio è il recente progetto del robot personal trainer, in grado di elaborare suggerimenti sulla postura e sullo svolgimento di esercizi in palestra: non si tratta del primo progetto in tal senso, però, dato che è già stato studiato un robot in grado di aiutare gli anziani con problemi motori.

Il settore della robotica sta accelerando progressivamente, anche e soprattutto grazie ai recenti studi sull’intelligenza artificiale, che permetterà alle macchine di dotarsi di veri e propri “intelletti” che le rendono capaci di elaborare risposte complesse e ricche di informazioni. Un recente importante studio proviene proprio dall’Italia, con la realizzazione di un robot in grado di pensare a voce alta.

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Il progetto italiano del primo robot in grado di pensare a voce alta e apprendere

Il progetto in questione è stato realizzato da due ricercatori dell’Università di Palermo, Arianna Pipitone e Antonio Chella, specializzati nei modelli computazionali del linguaggio nonché più genericamente in informatica e robotica. La ricerca sul robot in grado di pensare a voce alta è stata pubblicata sulla rivista iScience.

Il robot è stato costruito sul modello di Pepper, già utilizzato per il sopra citato robot personal trainer e in generale impiegato per la robotica a livello internazionale. A rendere unico nel suo genere il progetto italiano è stato il software installato nella macchina, che gli permette di elaborare un ragionamento ad alta voce prima di effettuare un comando, abbassando la voce rispetto a quando rivolge la parola direttamente agli esseri umani.

Ad esempio, se gli viene impartito l’ordine di completare una certa azione in contrasto con quanto previsto da una certa regola prefissata, il robot se ne accorge e riflette sulla confusione del comando, affermando che è meglio chiedere nuovamente all’umano.

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Gli sviluppi di questa tecnologia porteranno innovazione nella comunicazione uomo-macchina. – MeteoWeek.com

Un importante studio per la futura comunicazione uomo-macchina

Il progetto pone l’accento su una tematica sempre attuale nel mondo della tecnologia, vale a dire la comuncazione uomo-macchina, che spesso è resa complicata da limiti tecnici.

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Ecco le dichiarazioni di Antonio Chella in merito: “Vorremmo mostrare i robot come macchine in grado di pensare, non come fredde macchine rigidamente programmate. Ci siamo accorti che stupisce l’idea che un robot possa avere una sorta di pensiero e questo può aiutare l’interazione, creando un giusto livello di fiducia”.

Prosegue quindi Arianna Pipitone, ricordando la somiglianza dell’espressività del robot con quella dei bambini, in grado di rendere questa macchina molto più familiare: “E’ un approccio che rende il robot diverso dalle macchine tipiche perché ha la capacità di ragionare, di pensare”.

Fonte: ANSA (link al video originale)

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