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Sicurezza, bocciata la proposta del Viminale sul riconoscimento facciale

Il Garante della Privacy ha detto “no” al sistema di riconoscimento facciale Sari Real Time, presentato dal Ministero dell’Interno: non è conforme alla normativa e realizzerebbe una forma di sorveglianza indiscriminata

Il Garante della Privacy esprime parere negativo sul sistema di riconoscimento facciale Sari Real Time – MeteoWeek.com

Grazie all’intelligenza artificiale, i sistemi di sicurezza stanno diventando sempre più precisi e affidabili. Tra questi rientra il riconoscimento facciale, utilizzato in biometria per identificare o verificare l’identità di una persona, partendo da una o più immagini che la ritraggono. Un sistema che può rivelarsi veramente utile in tema di sicurezza e sul quale molti governi stanno investendo risorse. E, a quanto pare, l’Italia non è da meno: il Ministero dell’Interno ha infatti proposto l’adozione di Sari Real Time, sistema di riconoscimento facciale che dovrebbe essere utilizzato dalla Polizia.

In realtà, più che “dovrebbe”, al momento è giusto scrivere “doveva”, in quanto il Garante per la protezione dei dati personali ha espresso un parere non favorevole in merito all’utilizzo di Sari Real Time. Ma prima di parlare delle motivazioni che hanno portato l’Autorità a prendere questa decisione, è necessaria una piccola premessa.

Sari Real Time, come funziona?

In una nota, il Garante precisa che il sistema sottopostogli in esame consente, attraverso una serie di telecamere installate in una determinata area geografica, di analizzare in tempo reale i volti dei soggetti ripresi, confrontandoli con una banca dati predefinita (denominata “watch-list“), che può contenere fino a 10.000 volti. Qualora, attraverso un algoritmo di riconoscimento facciale venga riscontrata una corrispondenza tra un volto presente nella watch-list ed un volto ripreso da una delle telecamere, Sari Real Time è in grado di generare un alert che richiama l’attenzione degli operatori delle forze di Polizia.

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Il sistema, progettato e sviluppato come soluzione mobile, può essere installato direttamente presso il luogo ove sorge l’esigenza di disporre di una tecnologia di riconoscimento facciale per supportare le forze di Polizia nella gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, o in relazione a specifiche esigenze di Polizia Giudiziaria. Il sistema consente, inoltre, di registrare le immagini riprese dalle telecamere, svolgendo anche una funzione di videosorveglianza.

Riconoscimento facciale, il Garante boccia la proposta del Viminale: ecco perché

Da sempre le tecniche di riconoscimento facciale sono al centro di discussioni per la violazione della privacy – MeteoWeek.com

Secondo l’Autorità, il sistema, “oltre ad essere privo di una base giuridica che legittimi il trattamento automatizzato dei dati biometrici per il riconoscimento facciale a fini di sicurezza, realizzerebbe per come è progettato una forma di sorveglianza indiscriminata e di massa“.

Effettivamente, in assenza di norme certe, non bastano le generiche rassicurazioni del Ministero dell’Interno, il quale ha sottolineato come le immagini dei volti acquisite dal sistema verrebbero immediatamente cancellate .

Ma il punto chiave è un altro: più nel dettaglio, Sari Real Time permetterebbe di trattare automaticamente su larga scala dati personali sensibili di chiunque si trovi a passare in una determinata area, come ribadito dal Garante: “Sari Real Time realizzerebbe un trattamento automatizzato su larga scala che può riguardare anche persone presenti a manifestazioni politiche e sociali, che non sono oggetto di attenzione da parte delle forze di Polizia”.

In questo modo, si determinerebbe una evoluzione della natura stessa dell’attività di sorveglianza, segnando un passaggio dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale. Per questo, afferma l’Autorità “è proprio a causa della loro forte interferenza con la vita privata delle persone che la normativa in materia di privacy stabilisce rigorose cautele per i trattamenti di dati biometrici e per particolari categorie di dati, i quali devono trovare giustificazione in una adeguata base normativa. Base normativa che non è stata rinvenuta nella documentazione fornita dal ministero dell’Interno”.

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Infatti, secondo il Garante, una base normativa adeguata dovrebbe tener conto di tutti i diritti e le libertà coinvolte, nonché definire le situazioni in cui è possibile l’utilizzo di tali sistemi, senza lasciare una discrezionalità ampia a chi lo utilizza. In particolare dovrebbero essere chiari e inequivocabili i criteri in base ai quali i soggetti verrebbero inseriti nella watch-list, le conseguenze in caso di falsi positivi (gli errori nel riconoscimento facciale rappresentano ancora un ostacolo per la loro adozione) e le misure adottate per tutelare le minoranze etniche.

Insomma, la proposta del Ministero dell’Interno è parsa fondata, ma incompleta. È innegabile che le potenzialità di Sari Real Time in tema di sicurezza sono molte: manca soltanto un’adeguata base giuridica che risulti conforme alla normativa sulla privacy.

Federico Mirra

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