Google ha oscurato “per errore” il canale YouTube di una testata giornalistica registrata, YOU-ng, e deindicizzato un’inchiesta condotta dal suo direttore responsabile, Germano Milite. Ecco perché
Si sa, le inchieste giornalistiche possono spesso rivelarsi “scomode” per molti, soprattutto per i principali indiziati delle vicende riportate. Secondo quanto riportato da Repubblica, una segnalazione fatta a Google da Matteo Pittaluga, protagonista di un’inchiesta svolta dalla testata giornalistica registrata YOU-ng (con sede a Marcianise, in provincia di Caserta) ha portato all’oscuramento del canale YouTube della redazione e alla deindicizzazione dell’articolo “incriminato”. Esso, scritto dal direttore responsabile di YOU-ng Germano Milite e intitolato “Inchiesta su Matteo Pittaluga: dai Ponzi alla formazione”, descrive l’indiziato come un soggetto che vende corsi e consulenze per fare soldi (facilmente, secondo YOU-ng) con il digitale. Milite ha quindi deciso di indagare su questo business, da lui definito sospetto e ingannevole per i potenziali clienti. Tuttavia, Pittaluga ha presentato a Google una richiesta di rimozione per violazione di copyright, che sembra quindi essere stata accolta da uno dei team del colosso di Mountain View.
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Il dietrofront di Google sulla deindicizzazione dell’inchiesta giornalistica: “È un errore”
Interpellato da Repubblica, Google ha ripristinato per qualche ora il canale YouTube di YOU-ng, parlando di un “errore”, salvo poi oscurarlo nuovamente nella giornata di mercoledì. L’inchiesta è invece visibile senza problemi sul motore di ricerca.
A Repubblica, Google ha dichiarato: “Rivediamo periodicamente tutte le contro notifiche per violazione di copyright per identificare segnali di possibili abusi. Il canale di YOU-ng era stato chiuso nel corso di questo processo. Dopo un’ulteriore revisione, abbiamo rilevato che si è trattato di un errore e abbiamo prontamente ripristinato il canale. Ci scusiamo per l’inconveniente”.
Gli “errori” recenti di Google nei confronti del mondo dell’informazione
Una vicenda che ricorda quella avvenuta a gennaio con l’app de “il manifesto”, sospesa sul Google Store. In quel caso, Google non riteneva che il Manifesto fosse un giornale, sebbene lo sia da mezzo secolo. Oppure, un altro errore che sta facendo ampiamente discutere è la chiusura del canale YouTube Byoblu (testata giornalistica di contro informazione), definita “censura” dal senatore Gianluigi Paragone (Gruppo Misto).
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Il motivo del ban è il seguente: “YouTube non tollera contenuti che diffondano disinformazione in ambito medico, in contraddizione con le informazioni fornite sul COVID-19 dalle autorità sanitarie locali o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)”. Contro questa decisione, Paragone ha presentato un’interrogazione parlamentare e un ricorso all’AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), in data 25 febbraio.