Una lettera ancora sigillata e risalente al 1697 è stata aperta virtualmente dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology grazie ai raggi X. Cosa c’è scritto?
È possibile scoprire il contenuto esatto di una lettera senza mai aprirla? La risposta più ovvia è no, eppure un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) sembrerebbe aver trovato una soluzione per dare una risposta affermativa. Si, perché i ricercatori del MIT hanno recentemente svelato i segreti di una lettera sigillata da ben 300 anni. Più precisamente, l’antico documento in questione risale al 1697 e fa parte della cosiddetta “collezione Brienne”, la quale è composta da 2.600 lettere mai recapitate, giunte a L’Aia (Paesi Bassi) da tutta Europa tra il 1680 e il 1706, e rimaste chiuse all’interno di un baule di proprietà di un lavoratore del servizio postale.
Tuttavia, la lettera ancora sigillata era ripiegata con una tecnica complessa (detta letterlocking), che doveva renderla inviolabile. Questo perché in quell’epoca non era ancora diffuso l’uso delle buste per assicurare che la lettera arrivasse inviolata al destinatario. Fatto sta che i ricercatori del MIT hanno deciso di “aprire” la lettera datata 1697. Ma come? Virtualmente, in quanto l’antico documento non ha subito alcun danno. È infatti tuttora sigillato, esattamente come lo è da 324 anni.
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La lettera del 1697 e la sua “apertura” con i raggi X: ecco il suo contenuto
Come riportato dall’Ansa, per “aprire” la segretissima lettera del 1697, i ricercatori del MIT hanno infatti fatto ricorso ad uno speciale scanner per la microtomografia ai raggi X, sviluppato dai colleghi della Queen Mary University di Londra per studiare i minerali contenuti nei denti. Applicata ad una delle lettere dell’archivio, lo scanner ha permesso di ricostruire il documento in 3D. Poi, grazie ad una serie di algoritmi è stato possibile separare virtualmente i diversi strati del foglio e visualizzare le parole scritte sopra, rese intellegibili dai metalli contenuti nell’inchiostro.
A questo punto, la domanda che vi starete chiedendo è: cosa c’è scritto? Ebbene, nell’antico documento si evince che il 31 luglio 1697 un tale Jacques Sennacques ha scritto al cugino Pierre Le Pers – il quale era un mercante francese che viveva a L’Aia – per chiedergli una copia del certificato di morte di un certo Daniel Le Pers, con ogni probabilità parente dei due. È vero, non sarà una lettera così curiosa e particolare, ma questo esperimento compiuto dai ricercatori del MIT avvalendosi della tecnologia a raggi X è veramente qualcosa di sorprendente, soprattutto considerando che si sta parlando di un documento risalente ad oltre tre secoli fa.
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“Usare il dispiegamento virtuale per leggere una storia personale che non ha mai visto la luce del giorno, e non ha mai raggiunto il suo destinatario, è davvero straordinario”, hanno appunto dichiarato i ricercatori.