Blockchain, ora usato per certificare anche l’arte in maniera sicura

Ora valutare l’opera d’arte potrà essere più semplice grazie a Blockchain. Ecco come.

l’arte su Blockchain – MeteoWeek.com

Nel giugno 2018 è stata lanciata la prima vendita al mondo di blockchain art sulla piattaforma Maecenas, una start-up con base a Singapore.

L’opera all’asta: 14 small electric chairs di Andy Wharol del 1980 in inchiostro serigrafico e vernice polimerica su tela.

È iniziata in questo modo la rivoluzione della vendita frazionata delle opere d’arte attraverso l’acquisto di pezzi dell’opera rappresentati da “token art” cioè certificati digitali.

In questo modo è stato venduto il 31,5% delle 14 small electric chairs per un valore in criptovalute di circa 5,6 milioni di dollari.

La cryptoArt su Blockchain

La CryptoArt è una recentissima corrente artistica in cui l’artista produce opere d’arte, tipicamente immagini fisse o animate e spesso in stretta collaborazione con la macchina -non necessariamente un computer ma anche, ad esempio, uno scanner o una vecchia Polaroid – e le distribuisce sfruttando la tecnologia blockchain e la rete peer-to-peer Ipfs (InterPlanetary File System).

Ne avevamo accennata la nascita anche in questo articolo .

L’idea forte della piattaforma è quella di voler proporsi come una sorta di eBay per il mercato dell’arte permettendo a chiunque di mettere su la propria asta, con lo scopo di rendere sempre più accessibile l’investimento artistico.

Come funziona

L’opera, esposta nella galleria digitale, è visibile solo tramite web.

Quando l’artista ha esposto l’opera nella galleria fisica, è stata creata una transazione nella blockchain scelta per l’occasione.

La transazione crea e trasferisce un token associato univocamente all’opera d’arte nel portafoglio crittografico dell’artista.

La transazione è firmata digitalmente dall’artista, usando la crittografia asimmetrica, allo scopo di provare l’autenticità dell’opera.

L’opera d’arte, in realtà la sua immagine in formato Jpeg, viene quindi immessa dalla galleria nella rete peer-to-peer Ipfs e distribuita tra i vari nodi della rete.

La rete Ipfs battezza l’immagine con un codice univoco, che ne contraddistingue il contenuto. Questo fa sì che la stessa immagine, anche se distribuita su più nodi della rete, avrà sempre lo stesso nome e sarà identificata concettualmente come un’unica risorsa (diversamente dal Web che conosciamo).


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L’opera digitale comincia la sua vita (peraltro immortale visto che non è piegata dal tempo) sulla blockchain.

Chiunque può ammirarla e comprarla al prezzo fissato dall’artista (molte vendite funzionano tramite asta).

Il prezzo è espresso in Ether, la terza criptovaluta per capitalizzazione di mercato dopo Bitcoin e Ripple.

Al momento dell’eventuale acquisto, una nuova transazione viene immessa in Ethereum: il token dell’opera passa nel portafoglio del collezionista compratore mentre gli Ether pattuiti passano nel portafoglio dell’artista venditore.

Ma perché conviene comprare su Blockchain?

Il collettivo Hackatao risponde così: “L’opera rimane comunque riproducibile all’infinito, sempre visibile a tutti, ma solo un collezionista possiede quello che l’artista definirà l’originale, il token unico dell’opera. Ovviamente il collezionista deve entrare nell’ottica di possedere un’opera digitale e non un oggetto fisico da appendere al muro. Un concetto molto più comprensibile ai millennials che non alla generazione dei boomers ancora legata al “materico”, al peso, alla palpabilità di un’opera.”’

L’effetto Blockchain sul mondo dell’arte è evidente. Progetti d’arte creativa decentralizzata e aste d’opere frazionate tramite criptovalute sono sempre più richieste. Tuttavia, c’è anche chi esprime un certo scetticismo sulle ambizioni da parte delle piattaforme blockchain di poter trasformare il mercato dell’arte.