In questi giorni su WhatsApp sta circolando una bufala sui morti da COVID piuttosto clamorosa, secondo cui il numero di decessi sarebbe stato “gonfiato” opportunamente per ricevere soldi. Un tentativo maldestro: ecco come riconoscerla
Di bufale e fake news di vario tipo se ne ha prova ormai a livello quotidiano, tanto sui social network quanto nelle app di messaggistica. In entrambi i casi, i messaggi-bufala circolano ad una velocità spaventosamente alta. La complicità va tutta in due direzioni: da un lato al sensazionalismo dettato da alcuni messaggi che vengono diramati, dall’altro a determinate persone facilmente suggestionabili che condividono questi messaggi, favorendone la diffusione.
In questo modo si crea un’autentica catena di disinformazione, che va a creare e consolidare – nell’opinione di folti gruppi di persone, oltre che di piccoli gruppi nei casi meno gravi – idee totalmente errate e fuorvianti. E’ proprio questo il caso di una bufala sul COVID-19 che starebbe circolando in questi giorni.
La bufala in questione circola su WhatsApp da qualche tempo, ed è stata diramata sotto forma di audio da un certo V. di Bolzano.
Il messaggio che filtra da questo audio, all’apparenza, è sconvolgente: egli afferma di aver saputo della morte della suocera di un conoscente, avvenuta per infarto, nei giorni precedenti. Il personale sanitario, giunto al cospetto dei familiari della signora deceduta, avrebbe richiesto la concessione di poter scrivere sul referto medico “morte per COVID“. In seguito allo sdegno dei familiari, il personale medico avrebbe affermato “se dichiariamo questa cosa qua che è morta di COVID riceviamo 1700 euro al posto dei 400 previsti per una morte normale“.
Il vocale si conclude poi con questa affermazione: “Ecco, questo probabilmente accadrà per tutte le morti che avvengono in Italia, ed è ovvio che così i numeri si gonfiano naturalmente, le statistiche si sballano e noi ci troviamo a rimanere chiusi in casa, non poter lavorare, non poter trovarci una sciata, a trovare amici e parenti perché i numeri sono stati gonfiati per ragioni economiche. Mi raccomando fate girare questo audio è importantissimo“.
Inutile dire che si tratta di una bufala clamorosa, un messaggio trasmesso a puro scopo sensazionalistico, con potenziali risvolti gravissimi nella condotta delle persone che cadono nel tranello credendoci.
Come riportato dal sito Bufale.net, celebre per impegnarsi a smascherare questo tipo di falsità, i motivi per cui si tratta di una bufala solo tre. In primis, già in passato era circolato un messaggio fasullo simile, inerente un certo “bonus COVID” che avrebbe garantito degli introiti extra al personale medico per ogni decesso.
Altro grave errore: nel vocale viene descritto in modo errato il motivo del lockdown tramite zone ultra rosse in Alto Adige. Nel vocale viene affermato che tali zone sono state istituite per un “aumento dei contagi”. La realtà è diversa: le zone ultra rosse sono state istituite per limitare la diffusione delle varianti e in particolare di quella sudafricana.
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Ultimo, ma non per importanza è il quadro di criteri fornito dall’Istituto Superiore di Sanità al fine del riconoscimento di un decesso per COVID-19, tra cui: decesso occorso in un paziente definibile come caso confermato microbiologicamente (tampone molecolare) di COVID-19; presenza di un quadro clinico e strumentale suggestivo di COVID-19; assenza di una chiara causa di morte diversa dal COVID-19; assenza di periodo di recupero clinico completo tra la malattia e il decesso.
In particolare, in esplicito riferimento al caso dell’infarto, l’ISS afferma quanto segue: “Nel caso specifico, se l’infarto avviene in un paziente cardiopatico con una polmonite COVID-19, è ipotizzabile che l’infarto rappresenti una complicanza del COVID-19 e quindi il decesso deve essere classificato come dovuto a COVID-19. Se l’infarto avviene in un paziente che non ha un quadro clinico compatibile con COVID-19, il decesso non deve essere classificato come dovuto a tale condizione.” Ciò, quindi, va a smentire definitivamente la bufala che circola su WhatsApp.
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