Migliaia di tassisti londinesi minacciano nuovamente di citare in giudizio Uber, sostenendo che l’azienda ha operato illegalmente per oltre 6 anni. Ma la disputa tra le parti continua imperterrita da anni
Uber è l’azienda di trasporto automobilistico privato più famosa al mondo: opera in 77 nazioni e più di 616 città in tutto il mondo. Tra queste rientra Londra, la città dei celebri taxi neri, i quali sono diventati un vero e proprio simbolo della città, grazie alle loro comparse al cinema e in televisione. L’attività dei tassisti nelle capitale inglese è rigorosamente controllata, sia per quanto riguarda l’integrità meccanica del veicolo, sia quella fisica e mentale del conducente. Dati questi presupposti e una tradizione centenaria, non sorprende che l’arrivo di Uber abbia generato grandi proteste da parte dei tassisti londinesi. Molte sono state le campagne anti-Uber pianificate durante gli ultimi anni: nel novembre 2019 l’azienda aveva perso la propria licenza per operare a Londra a causa di alcuni “problemi di sicurezza”, ma nel settembre dello scorso anno le è stato revocato il divieto.
Naturalmente, la felicità dei 45.000 conducenti che utilizzano l’app taxi a Londra fa da contraltare alla rabbia e allo sdegno dei tassisti “ufficiali” per questa decisione: la Licensed Taxi Drivers Association (l’associazione dei tassisti abilitati) ha infatti dichiarato: “Questo è un disastro per Londra. […] Uber ha dimostrato più e più volte che semplicemente non è affidabile per la sicurezza dei londinesi, dei suoi conducenti e degli altri utenti della strada”.
Questa volta, la nuova possibile causa afferma che Uber non avrebbe seguito correttamente le regole relative ai taxi tra il 2012 e il 2018. Come sempre, Uber si è difesa dichiarando che “opera legalmente a Londra e queste accuse sono completamente infondate”. Tuttavia, i tassisti fanno riferimento alle regole in vigore nella capitale, le quali indicano che le persone devono contattare un ufficio centralizzato per i minicab, oppure chiamare un taxi nero per strada. Uber avrebbe quindi portato i propri utenti a “scavalcare” le regole, permettendo loro di poter contattare direttamente un conducente legato all’azienda.
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Questa azione legale di gruppo potrebbe, in caso di successo, costringere Uber a pagare una multa di milioni di sterline. Come riporta la BBC, la società RGL Management – che sta lavorando a fianco dei tassisti per portare il caso in tribunale – ha affermato che, finora, più di 4.000 tassisti sosterrebbero la causa, anche se ci sono circa 5.200 ulteriori registrazioni in fase di elaborazione. L’obiettivo è quello di raggiungere un numero di almeno 30.000 conducenti con licenza. Secondo la società, un tassista a tempo pieno – per quei sei anni – potrebbe richiedere circa 25.000 sterline di mancati guadagni.
L’azienda statunitense con sede a San Francisco, nonostante gli ennesimi problemi sorti nella città londinese, tramite un portavoce si è limitata a dichiarare: “Siamo orgogliosi di servire questa grande città e i 45.000 conducenti di Londra che si affidano all’app per opportunità di guadagno, impegnandosi nell’aiutare le persone a muoversi in sicurezza”.
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