Mentre la disputa tra WhatsApp e Signal continua, il canale YouTube di AndroidWorld x SmartWorld ha pubblicato un video in cui spiega chiaramente perché è inutile effettuare il passaggio
Vi abbiamo già parlato nelle scorse ore della disputa tra WhatsApp e Signal. Per chi si fosse perso alcune delle “puntate” di questa vicenda, cerchiamo di ripercorrere brevemente l’accaduto. WhatsApp ha promulgato nuove politiche sulla privacy, che hanno generato un grande subbuglio e soprattutto molte insicurezze negli utenti.
Ad alimentare questa paura per la privacy dei propri utenti ci ha pensato Elon Musk, da poco diventato l’uomo più ricco del mondo, che ha suggerito di utilizzare Signal al posto di WhatsApp in quanto si tratta di un’applicazione molto più sicura e rispettosa della privacy. La migrazione da WhatsApp a Signal, peraltro, ha causato un sovraccarico dei server di Signal, il quale è andato offline per molte ore diventando inutilizzabile.
Ma si tratta di un passaggio giustificato? Secondo il canale di AndroidWorld x SmartWorld no: ecco spiegati i motivi.
Il canale YouTube, tramite questo video, ha analizzato anzitutto il messaggio proposto dall’applicazione di WhatsApp, ammettendo che si tratta di un messaggio piuttosto criptico. Per chi non ne avesse preso visione, ricordiamo che tale messaggio suggeriva il raccoglimento di dati privati e il modo in cui questi venivano utilizzati da Facebook.
A primo impatto, potrebbe sottintendere che effettivamente WhatsApp condivide con Facebook dati privati a fini commerciali o altro. Il primo “scudo”, però, che garantisce a noi italiani e a tutti i cittadini europei la massima privacy in termini di dati personali sul Web, è rappresentato dalla GDPR, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati. Questa garantisce al cittadino la protezione dalla condivisione dei dati personali a fini commerciali con varie aziende sul Web.
Ciononostante, il messaggio sulla privacy proposto da WhatsApp che molti hanno accettato resta pur sempre dubbio. In merito è intervenuto anche l’European Data Protection Board (Edpb), organo che riunisce le Autorità per la privacy europee, il quale ha affermato che la nuova normativa dell’app di messaggistica non consentirebbe una piena comprensione delle modifiche, e quindi non consente di capire chiaramente quali trattamenti dei dati personali vengono effettivamente messi in atto dall’azienda.
Da ciò deriverebbe l’impossibilità per l’utente di esprimere un giudizio trasparente e coscienzioso, ne verrebbe meno la consapevolezza.
A fronte di tutto questo, resta la domanda più importante: il contenuto delle chat viene condiviso con Facebook o con qualche altra azienda? No, perché le conversazioni sono crittografate con tecnologia end-to-end. Il video del canale YouTube anzi sottolinea che è stato lo stesso Signal a sviluppare questa tecnologia adottata anche da WhatsApp.
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Diversamente, WhatsApp e Facebook raccolgono una serie di dati “subdoli”, come la posizione, gli orari di utilizzo, il numero di telefono, i contatti, le routine e così via, che vengono condivisi per algoritmi al fine di proporre pubblicità più pertinenti.
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