Leggendo le aspettative che ci promette è un qualcosa di davvero unico e futuribile, che in molti vorranno al più presto.
In molti hanno sempre sognato di migliorare la propria vista, magari affetta da difficoltà alla nascita o colore o, ancora capacità? Allora diamo una sbirciata ad un futuro che promette di realizzarsi entro quest’anno. A primo impatto non nego che possa assomigliare al mondo di Philip K. Dick e i suoi replicanti o, magari, a qualche X-Men, ma sembra che il 2021 sia l’anno che ce li faccia conoscere, anzi vedere.
Che cos’è iLens?
Come la consuetudine di molti prodotti ha voluto negli ultimi decenni, la lettera “i” antecedente il prodotto stesso indica la sua versione digitale/elettronica. Questo lungo percorso lo troviamo già attorno alla metà degli anni ’90 del secolo scorso con gli iMac, poi iPod e poi è divenuto un trend. Ora è il turno delle lenti a contatto correttive, quindi non quelle che con copertura permettono il cambio colore dell’iride o, quelle professionali, per i costumi di Hollywood.
Proprio il prof. Watson che nel suo libro del 2016 – Digital Vs Human: How We’ll Live, Love and Think in the Future – esprimeva il concetto alla base di questo prodotto con questi passaggi: “…a possibilità che gli schermi di piccole dimensioni verranno sostituiti da lenti a contatto ‘intelligenti’ in grado di proiettare ologrammi di computer portatili o smartphone nella realtà aumentata […] Il concetto di realtà sarà un’idea complessa e poco chiara. Le lenti a contatto intelligenti renderanno accessibili a tutti esperienze virtuali immersive, che daranno l’impressione di vivere in una situazione di vita reale“.
Cosa ci permetterà di fare?
iLens è una vera e propria lente a contatto smart, concepita dal professore Richard Watson, un futurologo inglese, assieme alla società Lenstore, specializzata nella vendita online di lenti a contatto dei migliori marchi. Nonostante si faccia quasi difficoltà a credere che sia possibile, iLens annovera tra le sue caratteristiche qualcosa di davvero incredibile e futuristico. Prima su tutte penso sia la registrazione dei ricordi, la visione notturna, realtà aumentata, cambio del colore dell’iride personalizzabile, zoom intelligente, monitoraggio attività fisiche e la qualità dell’aria.
Registrare i ricordi? facile, basta strizzare l’occhio
Grazie alla connessione Bluetooth e il collegamento con smartphone potranno essere registrate delle sequenze che diverranno dei ricordi, strizzando semplicemente un occhio per qualche attimo. Il ricordo così salvato e immagazzinato sarà poi disponibile per essere riprodotto ogni qualvolta lo si desideri, proprio come ogni “semplice” video. Se già questo vi pare incredibile l’altra cosa a mio avviso stupefacente è la visione notturna, regolata attraverso un sensore di luce che aiuta l’occhio a non sforzarsi mai più del dovuto e offrire sempre la migliore condizione. Difatti questa skill è stata riconosciuta fondamentale, in questo periodo più che mai, vista l’intensa attività di smartworking. Potendo così personalizzare gli avvisi permette di monitorare il tempo che passiamo davanti ad un monitor, consiglia quando staccarci e la qualità dell’aria nell’ambiente in cui siamo.
E oltre le capacità visive?
Insieme alla parte visiva, essendo dotata di più sensori, suggerisce quando cambiare l’aria di un ambiente troppo consumata, o mentre si cammina in città e, persino, se è un periodo ricco di pollini fastidiosi per i soggetti allergici. Può anche indicarci quando uscire a camminare per rimanere in forma, dato che comunque rileva alcune funzionalità fondamentali del bioritmo di chi le indossa. Grazie alla realtà aumentata può proiettare nel nostro occhio alcune misurazioni metriche per rispettare le distanze sociale come ormai siamo sempre più costretti a farne i conti, oltre che molto altro durante i percorsi cittadini.
Come si ricaricano e che autonomia hanno?
Come ogni tipo di lente a contatto vanno immerse nel liquido per l’igienizzazione che, a sua volta, sarà contenuto in un particolare astuccio in grado di essere appoggiato sopra le basi per la ricarica Qi, ovvero come già accade per molti device smart e wearable. La loro autonomia al momento è stimata per 48 ore di uso.
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Terminerò con una semplice riflessione che ha già coinvolto molti di noi negli ultimi anni, nonché negli avvenimenti recenti legati a WhatsApp. Se tutta questa tecnologia fantastica e futuribile ci semplifica la vita, ci protegge, ci cura e aiuta con le stesse attenzioni di un qualcuno che ci vuole bene, allo stesso tempo cosa ci chiede? Cosa vuole in cambio di tutto questo “amore” donatoci? E se l’integrazione tra uomo e dispositivi sarà il nostro futuro più probabile, quanto ci rimarrà della nostra autonomia nella vita privata senza dover chiedere di poter caricare le batterie a una multinazionale?